Una città per tutti. La fotografia oggi di Messina è impietosa: una città senza idee nè sviluppo. Eppure di solito gli opinionisti sostengono che nelle grandi città si vive peggio e si muore di più. Forse non conoscono bene Messina. Non la conoscono o sono stati male informati. Danno fastidio i cani da guardia. Sempre. Sotto tutti i sindaci, qualunque sia il sistema politico. Spiace doverlo scrivere: ma dalle nostre parti, oggi più di ieri, tentano di mettere se non la museruola almeno il guinzaglio ai cani da guardia. Perché questi talvolta mordono in modo forse eccessivo e ingiustificato, ma alla resa dei conti garantiscono, con la loro indipendenza e combattività, il vivere civile di una comunità.
Se ci fosse un rapporto credibile tra doveri e regole metterebbe, a esempio, in evidenza anche i problemi ambientali connessi alla salute. Gli impianti di depurazione delle acque, lo smog, il controllo del cibo… c’è poi il traffico, indicato come elemento critico per la salute, che continua ad aumentare: la concentrazione di polveri sottili assai pericolose è notevolmente aumentato. Un Rapporto credibile, raccomanderebbe alle istituzioni e soprattutto al servizio sanitario della Regione di tenere conto del fatto che il quadro che emerge è “abbastanza problematico” soprattutto per le fasce di popolazione più svantaggiate per reddito e più colpite dalla crisi.
Invece tutto ciò è solo utopistico. Il gelo di una telecamera puntata alla tempia come un revolver, viene riservato solo ai cosiddetti “nemici” bollati da mestieranti prezzolati come gli scemi del villaggio globale. Invece i cialtroni sono loro: in vendita al miglior offerente, senza dignità né morale.
Il vero male di questa città, l’autentica distorsione del messaggio è compiacere i “padroncini“. Un moloch al quale si fanno sacrifici umani e purtroppo non è solo un’immagine, perché a Messina si muore davvero per mancanza di opportunità. I giovani fuggono, le famiglie si dividono, il lavoro diventa un baratto con buona pace del senso di responsabilità. Insomma, ognuno vende quel che può.
Da sempre mi misuro con l’handicap che l’onestà trasmessa dalla mia famiglia mi ha portato in dono. Abituato sin da piccolo a lottare e a non compiangermi, posso dire di aver avuto fin qui una vita “normale”, di sicuro ricca di soddisfazioni: non mi sono lasciato chiudere in un ghetto dal dover girare senza una scorta nonostante pericolosi mafiosi hanno minacciato di chiudermi la bocca senza che le Istituzioni preposte facessero nulla per tutelarmi, anzi…
Ma che cos’è “una città per tutti”? E’ un luogo in cui chiunque, dico chiunque, può realizzarsi facendo il lavoro che ha sempre sognato? E’ un luogo dove chiunque può entrare in un “Palazzo” ed essere ascoltato e aiutato in maniera lecita, ovviamente, senza dover ricorrere a raccomandazioni? E’ un luogo dove prendere un treno non diventa un’impresa sovrumana? E’ un luogo dove ciascuno possa orientarsi agevolmente, aiutato da sistemi tecnologicamente all’avanguardia, ma ancor di più dalla cortesia consapevole delle altre persone? E’ un luogo dove una persona con disabilità può andare a fare la spesa senza che diano il resto al suo accompagnatore? E’ un luogo dove essere “diverso” non è una colpa, ma una risorsa per tutta la società?
Diciamolo senza ipocrisia: si è perso il senso del pudore e la colpa non è dei ragazzi che ci contestano, fuggono, criticano, è dei politici, di chi dovrebbe controllare, dei cani da guardia che preferiscono dormire o non vedere (tanto io lavoro e tu no!).
Di qui la necessità di salvaguardare in tutti i modi la libertà dell’informazione, senza la quale non c’è salvaguardia delle libertà civili e politiche. Ecco perché bisogna gridare l’importanza del ruolo, forte, così forse capiscono tutti.
Poi, ti guardi intorno e scopri che a Messina, nella civilissima Messina, tutti mangiano, di fame non si muore. Ed è vero, di fame si muore altrove. Nelle case delle persone oneste.