Finito il bagno dello spettacolo di Stato che ha fatto distrarre parte degli italiani dai problemi reali, crediamo sia necessario porre con maggiore insistenza una domanda che ci facciamo da tempo ma che ha sempre trovato muri di gomma:
perché dobbiamo pagare per informazione e intrattenimento di Stato che, indipendentemente dal valore culturale che ognuno può dare, sono quelli di un’azienda pubblica che si afferma sul mercato abusando della propria posizione dominante, compromettendo i valori del mercato pubblicitario che, se per essa sono un di più oltre al canone/imposta, per le sue concorrenti sono unica fonte di ingressi…. Azienda che viola il diritto alla conoscenza?
La presidente della Rai, Marinella Soldi, oggi ha giustamente diffuso note di soddisfazione per lo share delle serate del festival di Sanremo, come successo della sua gestione. Valorizzando le richieste che l’ad Carlo Fuortes fa tutti i giorni al suo datore di lavoro (i partiti parlamentari) per aumento ed estensione del canone. E’ quindi possibile che, sull’onda di questo tipo di successo, noi contribuenti ci ritroveremo a sborsare di più: non solo l’aumento rispetto agli attuali 90 euro, ma anche l’obbligo di pagamento per il possesso di tutti i device con cui ci colleghiamo alla Rete.
Come Stato/Rai viola il diritto alla conoscenza C’è a chi Sanremo piace, come c’è (forse meno) a chi piacciono i vari tg proprio perché bollettini del regime dei partiti. E’ questo buon motivo perché tutti i contribuenti debbano pagare per costoro?
La logica è questa: i contribuenti, che sono anche elettori, votano e mandano in Parlamento chi li rappresenta per far funzionare lo Stato, Rai inclusa. Quindi, chi sceglie (una forbice tra 50 e 60% di chi va a votare, con tendenza al ribasso), lo fa anche per chi non sceglie.
Anno 2022, in un Paese in cui maggioranze e minoranze sono uguali nei diritti di base, dovrebbe essere così anche per il diritto alla conoscenza. Come viene rispettato il diritto di chi non si sintonizza per seguire sanremi e tg dei partiti? Male, visto che anche questo contribuente paga il canone.
Per questo sarebbe opportuno che il canone lo pagasse solo chi sceglie di vedere sanremi e tg dei partiti (1) perché, altrimenti, in ambito di diritto alla conoscenza… non si tratterebbe di diritto ma obbligo ad una certa conoscenza. Obbligato che, pagando il canone, avrebbe meno disponibilità economica per poter attuare il proprio diritto alla conoscenza. Un contribuente di serie B per il solo fatto che non gradisce sanremi e tg dei partiti.
Qui il canale web di Aduc sul canone Rai: https://tlc.aduc.it/rai/
1 – tipo tv on demand
François-Marie Arouet, Aduc