Se non ci fosse stato il presidente Mattarella cosa sarebbe successo?
Vediamo lo scenario nel 2018.
Alle elezioni politiche il M5S raggiunge il 33% dei voti e la Lega il 17%. Entrambi esprimevano politiche no euro. Il M5S aveva raccolto le firme per l’indizione di un referendum No euro, la Lega teorizzava, con i suoi economisti, la convenienza del ritorno alla lira.
Cosa sarebbe successo alla decisione di uscire dall’euro?
I risparmiatori si sarebbero precipitati nelle banche a ritirare i propri risparmi e a vendere titoli di Stato e non. Banche, assicurazioni, fondi, ecc., che ne possedevano l’80%, avrebbero venduto i propri titoli pubblici.
Lo spread BTP/BUND sarebbe salito alle stelle. Lo Stato avrebbe dovuto emettere titoli ad elevato interesse, aumentando il debito pubblico, ricorrendo a drastiche misure di taglio della spesa pubblica, con effetti, in particolare, sulla sanità e sul sistema assistenziale e previdenziale.
Le banche, per acquisire liquidità, non potendo rifornirsi dalla Banca centrale europea, sarebbero state costrette a ricorrere al mercato o dichiarare fallimento. Le imprese avrebbero seguito la sorte delle banche.
Teorico dell’eurexit fu Paolo Savona, proposto dal M5S e Lega come ministro dell’Economia, il quale partecipò alla elaborazione di uno studio per l’uscita dall’euro, il famoso Piano B, da attuarsi venerdì notte, quando i mercati finanziari erano chiusi e imponendo l’interruzione di tutte le operazioni bancarie e finanziarie.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si oppose alla nomina di Savona a ministro, ribadendo il diritto presidenziale di nomina del Presidente del Consiglio e dei ministri, così come previsto dall’articolo 92 della Costituzione, il che provocò la furiosa reazione del leader del M5S, Luigi Di Maio, che propose l’incriminazione di Mattarella per tradimento della Costituzione. Tutto finì come una bolla di sapone.
Pochi ricorderanno questo episodio, ma è anche grazie alla fermezza del presidente Mattarella che il nostro Paese non ha fatto la fine dell’Argentina e che oggi l’Italia può avviare un processo di ricostruzione con fondi: europei e in euro, ovviamente.
Primo Mastrantoni, Aduc