“Parole, parole, parole” è una famosa canzone degli anni ’70 della cantante Mina. Ci è tornata in mente sentendo la relazione del presidente della Consob, Paolo Savona. Perché scriviamo questo?
Perché il presidente Savona sostiene che i giudizi negativi e le previsioni sull’Italia di istituzioni nazionali e internazionali, pubbliche e private, sono sbagliate e basate su pregiudizi. Insomma, sbagliano Banca d’Italia, Banca centrale europea, Ocse, Fondo monetario internazionale e agenzie di rating e, aggiunge, che l’Italia può arrivare al 200% di debito pubblico, se c’è fiducia dei mercati.
Legittima opinione, ovviamente, ma noi ricordiamo cosa sosteneva, a settembre scorso, Savona, quando era ministro agli Affari Europei: il debito scenderà grazie al Pil in crescita del 3%.
Dunque, il Pil doveva crescere del 3%, invece, quando ancora Savona era ministro, il Pil è andato sotto zero (recessione tecnica) e nel 2019 si attesterà intorno allo 0,1%.
Sempre secondo Savona, possiamo fare debito fino al 200%.
In base a che cosa se il Pil non è cresciuto del 3%, come sognato da Savona stesso? E quale fiducia potrebbero avere i mercati se cresciamo dello 0,1%, ultimi in Europa, e abbiamo 2.360 miliardi di debito, al 132%, il secondo in Europa?
Sicchè, ci torna in mente la canzone di Mina: “parole, parole, parole”. Solo che Mina è una cantante e parlava di amore, invece, Savona è presidente della Consob, l’autorità la cui attività è rivolta alla tutela degli investitori.
Eppure, Savona era stato proposto da Di Maio alla carica di ministro dell’Economia e, vista la opposizione del presidente Mattarella, aveva minacciato una crisi istituzionale accusandolo di alto tradimento, reato che prevede l’ergastolo, salvo poi riconoscere al presidente Mattarella il ruolo di garante della Costituzione.
Ecco, l’Italia è in mano a costoro.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc