Con una recente sentenza (1) la Corte di Cassazione ha confermato che svolgere attività giornalistica continuativa senza essere iscritti all’albo dei giornalisti è un reato: “esercizio abusivo della professione” (2). La sentenza riguarda una persona che lavorava in un’emittente locale senza essere iscritta all’albo dei giornalisti. E stabilisce che solo i giornalisti professionisti o pubblicisti iscritti all’albo possono svolgere l’attività di giornalismo in modo continuativo.
La Cassazione ha così fatto da sponda alla corporazione dei giornalisti, stabilendo che scrivere e parlare “in modo continuativo” è un reato. Contenti tutti i parrucconi che in questi anni hanno sempre impedito qualunque iniziativa, anche referendaria, per l’abolizione dell’Ordine professionale. Una corporazione che difende i privilegi di chi paga le quote, indipendentemente dalla qualità dell’attività svolta… o meglio, attività svolta con esami e test che definire burla è solo per essere gentili (3).
Attenzione, non stiamo parlando dell’ordine dei medici e degli ingegneri, per esempio, dove l’attività senza provata capacità tecnica sarebbe un disastro. Ma di scrivere, parlare e interloquire dove, i seguaci della corporazione, ritengono si possa fare solo se dimostri, secondo i loro canoni, di saperlo fare. Si stabilisce, cioé, quali siano i canoni per pensare e comunicare. Un retaggio corporativo per controllare e indirizzare opinioni e pensieri, col ricatto che se per farlo vuoi essere pagato (logica base delle società libere), ti devi conformare al pensiero dominante.
Ora aspettiamo i pro-Ordine e i contro-Ordine… sì perché anche tra i contrari ci sono parolai che a intermittenza si pronunciano per l’abolizione dell’Ordine, ma mai hanno fatto qualcosa o partecipato ad iniziative per passare ai fatti.
Comunque, è solo una sentenza, non tombale per una battaglia fondamentale per la libertà d’espressione e di comunicazione.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
2 – pena prevista dall’articolo 348 del codice penale è la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da euro 10.000 a euro 50.000
3 – cosa che sanno tutti, anche chi vi si presta, ma sta al gioco per ottenere credenziali (o mangi questa minestra o salti dalla finestra).