Alcuni ristoranti fanno di tutto per distinguersi con la loro stupidità commerciale (1): pietra dello scandalo i servizi non inclusi nei menù. Poi ci sono quelli che hanno prezzi alti rispetto alla media… prezzi che talvolta non sono giustificati da qualità del cibo e del servizio, ma solo da rendite di posizione. Ovviamente ogni ristoratore si difende facendo un generico elenco delle spese che deve sostenere, non ultime quelle delle bollette di luce e gas. Ristoratori che, a parte le catene che sono rigide sui loro rapporti con clienti e istituzioni (fisco e dintorni), si rapportano a macchia di leopardo con, talvolta, la cosiddetta conduzione familiare che diventa paravento di inadempienze.
Fa specie la difesa d’ufficio delle associazioni di categoria che, mai e poi mai, si pronunciano quando qualche loro associato fa cose sgradite, ma sempre intervengono per difendere la categoria a prescindere.
Colpisce la Fipe-Confcommercio (2) che oggi, a margine delle polemiche sugli scontrini dice che “il problema non sono i prezzi, ma la cura del rapporto con il cliente, che deve decidere in piena libertà se il servizio e il prodotto valgono il prezzo onestamente proposto”.
E quindi, se le parole non ci ingannano, il servizio non come percentuale fissa (mediamente 12-15%) ma a gradimento del cliente che dovrebbe “decidere in piena libertà”?
Aspettiamo fiduciosi che tutti i ristoranti aderenti alla Fipe-Confcommercio modifichino di conseguenza i costi dei loro servizi, inserendo l’invito a “premiare” gli addetti rispetto alla qualità fornita e percepita degli stessi.
Abbiamo la forte sensazione che oltre che consumatori e clienti, qualcuno ci valuti come polli.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/articolo/scontrini+ristoranti+perche+sono+roulette_36508.php