Stati Uniti d’Europa. La fiducia

Un tempo bastava la parola, una stretta di mano e via. Così si sancivano gli accordi, la cui affidabilità si basava sulla fiducia alla parola data.

 

La storia ci ha insegnato che spesso si cambia idea, si rinuncia alle proprie convinzioni politiche, morali e religiose, per puro opportunismo. Un classico esempio lo fornisce Enrico IV (1553-1610), al quale è attribuita la frase “Parigi val bene una messa”, che gli ha consentito di accedere al trono di Francia, cambiando il proprio credo religioso da calvinista a cattolico.

 

Anche ai tempi nostri si cambia idea per opportunismo, cioè per accedere alle poltrone.

Basterebbe ricordare cosa raccontavano prima delle elezioni politiche Di Maio e Salvini sulla Unione europea e sull’euro (un NO), acquisendo, così, il consenso degli elettori, ma ribaltando completamente i loro convincimenti con un SI, una volta al governo.

Costoro sostengono, però, l’idea che l’Unione europea sia una gabbia, dimenticando che il 95% dei provvedimenti comunitari scaturisce dal Consiglio europeo, che è formato dai capi di Stato e di governo, di qualunque colore essi siano, compreso il governo pro tempore italiano, oggi guidato da Giuseppe Conte.

I patti, cioè i trattati europei firmati da tutti, diventano il motivo della contestazione, quando l’Italia stessa li ha sottoscritti!

Si può aver fiducia di costoro?

Noi abbiamo seri dubbi. La fiducia si dà a chi mantiene gli impegni, orali o scritti che siano.

E’ appena il caso di ricordare che l’Europa della abolizione delle frontiere comunitarie è quella:

  1. a) che ha consentito di favorire gli scambi commerciali, che solo tra Italia e Germania raggiungono i 130 miliardi di euro;
  2. b) che ha promosso gli scambi culturali che hanno coinvolto 9 milioni di studenti con il progetto Erasmus;
  3. c) che ha stabilizzato l’inflazione, che erodeva i risparmi dei cittadini, sotto il 2%;
  4. d) che ha sottoscritto accordi di libero scambio con Canada e Giappone;
  5. e) che ha destinato circa 350 miliardi alle politiche di coesione;
  6. f) che ha attivato più di 300 miliardi di euro di nuovi investimenti in infrastrutture, sanità, edilizia popolare ed economia circolare.

C’è ancora da fare, ovviamente, ma l’Europa è quella parte del Mondo che, pur rappresentando solo il 7% della popolazione mondiale, produce il 25% della ricchezza mondiale e spende il 50% delle sue risorse nel welfare, cioè in sanità, assistenza e pensioni.

E’ un unicum mondiale. Da ricordare alle prossime elezioni europee.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc