Taglio del numero dei parlamentari: inutile e dannoso

Inutile e dannosa. Così possiamo definire la riduzione del numero dei parlamentari, approvato con legge costituzionale dal Parlamento e sulla quale saremo chiamati ad esprimerci il 20-21 settembre prossimo.

Perché?
Perchè non risolve alcun problema. E' fumo negli occhi.

Vediamo.

Ricordiamo che gli eletti, di qualsiasi livello istituzionale e di ogni tendenza, rappresentano i cittadini in rapporto alla popolazione.

Se vogliamo fare un paragone con una nazione, statualmente vicina al nostro Paese, possiamo prendere come esempio la Francia (Regno Unito e Spagna sono monarchie e la Germania è uno Stato federale). 

L'Italia ha 945 parlamentari, la Francia ne ha 925. Vero è che la Francia ha un numero maggiore di abitanti, ma ha anche oltre 35 mila comuni e l'Italia ne ha solo 8 mila circa, inoltre i comuni francesi concorrono alla elezione del Senato francese. 

In termini di rappresentanza istituzionale, dai comuni al Parlamento, la Francia ci supera abbondantemente. 

Insomma, ridurre la rappresentanza istituzionale, non significa tagliare poltrone, ma diminuire la possibilità di scelta e partecipazione dei cittadini. 

Abbiamo letto di mirabolanti risparmi che si otterrebbero dalla proposta di diminuzione dei parlamentari. Cento milioni l'anno, afferma il ministro  Luigi di Maio, da destinare a sanità e scuola. 
A fare bene i conti, invece, il risparmio sarebbe di 57 milioni annui che rappresentano lo 0,007% della spesa pubblica.

Meglio di niente direbbe "qualcuno". Già, ma vogliamo ricordare al nostro "qualcuno" che solo nei primi mesi dello scorso anno il governo M5S-Lega fu responsabile di una maggiore spesa di un miliardo e mezzo di euro per ulteriori interessi sui titoli di Stato, grazie alla scriteriata politica economica di quel governo.

Vale a dire che ci vorranno 26 anni di "risparmi", dovuti alla riduzione dei parlamentari, per compensare il miliardo e mezzo di maggiore spesa per interessi, già addebitato sul portafoglio degli italiani, ma il ministro Di Maio non ne parla.

In questa riforma bufala è assente il riordino funzionale del Parlamento, cioè del bicameralismo perfetto. Ogni provvedimento dovrà, ancora, passare dalla Camera dei deputati al Senato o viceversa. Tutto come prima.
Si potevano attribuire funzioni diverse ai due rami parlamentari, invece non se ne è fatto nulla. 

Insomma, tanta propaganda, tante bufale e tanto fumo. 

L'importante è che il popolo ci creda. Quando smetterà di prestare fede ai venditori di fumo sarà sempre troppo tardi.


Primo Mastrantoni, segretario Aduc