“Bazzecole, quisquilie e pinzillachere”, è una celebre frase dell’indimenticabile Totò. Quisquilia è, anche, una parola citata da Dante Alighieri, che nel Paradiso ricorda come Beatrice eliminò ogni impurità (quisquilia) dai suoi occhi. In effetti, il plurale di quisquilia in latino significa immondizia.
Nella accezione comune, quisquilia indica cosa di nessuna importanza.
Quisquilia ricorda la proposta del taglio del numero dei parlamentari, fortemente voluta dal M5S e in discussione nei prossimi giorni.
Perché diciamo che la proposta è una quisquilia? Perchè non risolve alcun problema. E’ fumo negli occhi.
Vediamo.
Ricordiamo che gli eletti, di qualsiasi livello istituzionale e di ogni tendenza, rappresentano i cittadini in rapporto alla popolazione.
Se vogliamo fare un paragone con una nazione, statualmente vicina al nostro Paese, possiamo prendere come esempio la Francia.
L’Italia ha 945 parlamentari, la Francia ne ha 923. Vero è che la Francia ha un numero maggiore di abitanti, ma ha anche oltre 36 mila comuni e l’Italia ne ha solo 8 mila, inoltre i comuni francesi concorrono alla elezione del Senato francese. In termini di rappresentanza istituzionale, dai comuni al parlamento, la Francia ci supera abbondantemente.
Insomma, ridurre la rappresentanza istituzionale, come vuol fare il M5S, non significa tagliare poltrone, ma diminuire la possibilità di scelta e partecipazione dei cittadini. Il paragone, che “qualcuno” fa con la Germania, non ha senso, perché è una repubblica federale dove i Land, sono Stati non Regioni.
Abbiamo letto, poi, di mirabolanti risparmi che si otterrebbero dalla proposta di diminuzione dei parlamentari. Cento milioni l’anno, afferma il vice premier Luigi di Maio, da destinare a sanità e scuola.
A fare bene i conti, invece, il risparmio sarebbe di 57 milioni annui che rappresentano lo 0,007% della spesa pubblica che è di 850 miliardi.
Meglio di niente direbbe “qualcuno”. Già, ma vogliamo ricordare al nostro “qualcuno” che solo nei primi mesi di quest’anno c’è già stata una maggiore spesa, cioè in più, di un miliardo e mezzo di euro per ulteriori interessi sui titoli di Stato, grazie alla politica economica di questo governo.
Vale a dire che ci vorranno 26 anni di “risparmi”, dovuti alla riduzione dei parlamentari, per compensare il miliardo e mezzo di maggiore spesa per interessi, già addebitato sul portafoglio degli italiani, invece che per la sanità e la scuola; ma Di Maio non ne parla.
In questa riforma bufala è assente il riordino funzionale del Parlamento, cioè del bicameralismo perfetto. Ogni provvedimento dovrà, ancora, passare per il Senato e la Camera, con relative commissioni e aula. Si potevano attribuire funzioni diverse ai due rami parlamentari, invece non se ne è fatto nulla.
Insomma, tanta propaganda, tante bufale e tanto fumo. L’importante è che il popolo ci creda. Quando smetterà di prestare fede sarà sempre troppo tardi.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc