Oltre alle parole, i fatti: la rete di trasporti trans europee porterà lavoro per 800 mila persone, un aumento della ricchezza (Pil) dell’1,6% e 26 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno fino al 2030.
Una visione europea per un insieme di infrastrutture di trasporto integrate che aumenteranno la crescita, l’occupazione e che consentiranno maggiore circolazione di persone e merci.
A questa visione europea si contrappone la sterile e furbesca disputa sul Tav, il treno Torino-Lione.
L’analisi costi-benefici dell’opera, commissionata dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, ha due errori metodologici che rendono nulla l’analisi stessa:
- l’affidamento a persone che avevano, in precedenza, già espresso valutazioni negative sul progetto; 2. la metodologia utilizzata, che lasciamo valutare a 18 professori universitari di ingegneria e trasporti, che scrivono:
“lo studio del gruppo Ponti ammette, riconoscendo di non aver utilizzato un modello economico di trasporti per le previsioni di domanda, sostituendolo con due scenari scelti a discrezione dagli analisti, senza alcuna motivazione o analisi di sensitività. Ci troviamo così di fronte ad una decisione di utilizzare “metodologie originali”, non calibrate e non supportate da altre esperienze, che si scostano dalla metodologia consolidata, determinando risultati non valutabili scientificamente e quindi inaccettabili.
Il premier, Giuseppe Conte, il vice premier Luigi di Maio e il ministro Danilo Toninelli esprimono la loro contrarietà al Tav sulla base di uno studio che può essere cestinato. Eppure, continuano a sbandierare l’analisi costi-benefici come decisiva nelle scelte effettuate.
Costoro si preparano alle elezioni europee senza sapere cosa sia un progetto comunitario, alla rincorsa dei voti di un elettorato al quale hanno fatto credere a una Europa come sistema di vincoli e non di opportunità.
Facile sollecitare paure, difficile trovare soluzioni senza studiare e pensare.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc