2.300 miliardi, 117 miliardi e 132%. Sono i tre numeri che i vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, non vogliono vedere e che invece preoccupano.
I 2.300 miliardi sono il debito pubblico del nostro Paese, vale a dire che ognuno di noi ha un debito di circa 38 mila euro, neonati e centenari compresi.
I 117 miliardi sono quelli che Salvini e Di Maio vorrebbero spendere senza copertura, cioè come si suol dire “a buco”.
Il 132% è il rapporto tra il debito e il Pil. Siamo il secondo Paese europeo dopo la Grecia.
La situazione è così grave che ha indotto il presidente della Banca centrale europea (BCE), Mario Draghi, a dichiarare: “Dall’Italia aspettiamo i fatti. Finora, da esponenti del governo abbiamo avuto parole, che sono cambiate molte volte, provocando danni, con aumenti dei tassi, e, quindi, dei costi per famiglie e imprese”, e l’aumento dei rendimenti dei titoli di stato italiani “non ha avuto nessun effetto sugli altri Paesi, dunque solo un problema autoindotto, nessun contagio e nessun ricatto utilizzabile sull’eurozona”.
Gli italiani devono ringraziare Salvini e Di Maio che con le loro chiacchiere hanno prodotto un danno economico, perché sono aumentati gli interessi che lo Stato, cioè noi contribuenti, deve pagare in più per far acquistare i propri titoli, con un danno che è solo nostro.
Purtroppo, Salvini e Di Maio sono ancora in campagna elettorale che, ricordiamo, è finita il 4 marzo scorso con le elezioni, per cui promettono di intervenire su flat tax, reddito di cittadinanza e pensioni.
Salvini, dopo aver incassato il consenso per la gestione degli dell’emergenza immigrati, emergenza che non c’è stata, avendo, il governo Gentiloni ridotto gli sbarchi dell’80%, ora si appresta a cavalcare la questione pensioni, con la cosiddetta quota 100, mentre la flat tax, cioè la tassa unica, non si sa se sarà doppia, tripla o quadrupla. Di Maio minaccia crisi di governo se non ci sarà il reddito di cittadinanza, magari in versioni mini.
Tutte spese, dunque.
Intanto, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è al lavoro sia sulla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, sia sulle coperture della manovra.
Vedremo se i tre numeri saranno tenuti in considerazione.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc