Si fa strada l’idea che gli addetti alla sanità che non si vaccinano contro il covid non potranno esercitare nei rapporti col pubblico. Noi siamo preoccupati che ci sia voluto così tanto tempo per comprendere questo rapporto causa/effetto visto che, per esempio, anche a scuola già da tempo non si accede se non si è vaccinati (no per il covid), e ci sembra lunare la discussione che non debba essere introdotto altrettanto obbligo per il covid quando a tutti gli studenti sarà data la possibilità di vaccinarsi.
Questa è occasione perché il legislatore rimetta mano ad altre situazioni simili. Prima fra tutte l’interruzione volontaria di gravidanza. E’ noto che in alcune zone del Paese è impossibile abortire perché negli ospedali ci sono solo medici e personale obiettori di coscienza in materia. Conseguenza: aborto clandestino, migrazione verso altre strutture, private (a pagamento) o pubbliche distanti dal proprio domicilio. L’aborto è garantito gratuitamente da una legge e spetta al Servizio Sanitario garantire che ogni struttura ospedaliera pubblica sia in grado di farvi fronte.
L’interruzione di gravidanza è purtroppo ancora diffusa a causa della scarsa informazione sui sistemi contraccettivi. Non è un intervento occasionale o raro per cui ci si può permettere anche che una struttura sanitaria indirizzi ad altra in grado di intervenire (cosa che, tra l’altro, oggi non accade. “Qui siamo obiettori di coscienza. Cavoli tuoi”).
Il diritto alla salute contro il covid è più diritto che non quello contro la gravidanza indesiderata?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc