Trapani – Una inchiesta avviata nel 2021 dai poliziotti della Squadra mobile di Trapani e Palermo, della locale Sisco (Sezioni investigative del Servizio centrale operativo) e dello Sco (Servizio centrale operativo), coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha portato all’arresto nel trapanese di 10 persone tutte accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti, nonché traffico di influenze, violazione del segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale d’armi.
L’indagine ha permesso di ricostruire il rinnovato assetto dei vertici delle famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi, dopo che i loro esponenti erano stati arrestati. Entrambi avevano individuato come reggenti due pregiudicati locali, in grado di disporre di numerosi complici.
Gli investigatori hanno ricostruito le attività di estorsione, alcune consumate altre solamente tentate, ai danni di imprenditori locali, tra cui uno di Castellammare, attivo nel settore della distribuzione alimentare e nel mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi operanti nell’edilizia, nel movimento terra e nel commercio di auto, costretti a pagare 50mila euro sotto la minaccia di ritorsioni.
Altri episodi simili avevano costretto il titolare di un maneggio ad abbandonare l’attività a causa di contrasti insorti con persone vicine al clan. Come anche un buttafuori del trapanese era stato costretto a licenziarsi per lasciare il posto al figlio di un pregiudicato locale.
L’inchiesta ha anche documentato come le infiltrazioni mafiose erano tali da indirizzare il voto locale in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico locale, tramite l’ingerenza di un ex senatore della Repubblica. Il politico, infatti, in cambio di 3.000 euro, si era proposto come intermediario con la famiglia mafiosa per la richiesta di voti in occasioni delle elezioni regionali siciliane del settembre 2022.
Le indagini, inoltre, hanno rilevato la trasversalità e la caratura criminale degli indagati, attivi anche nello spaccio di stupefacenti, con l’apporto di fornitori albanesi, e nella detenzione di armi, occultate dal gruppo; infatti, i poliziotti, nel corso dell’inchiesta, hanno arrestato un appartenente al clan per detenzione ai fini di spaccio di 9 chili di marijuana, rinvenendo nel corso della perquisizione due fucili a canne mozzate con le relative munizioni.