“Benvenuti a Messina città d’Europa”, recita l’enorme cartellone pubblicitario che copre le finestre in periferia. “Benvenuti a Verminopoli l’ex città babba”, pensano in risposta i messinesi nel loro slalom quotidiano fra i camion sbarcati dalle navi traghetto…
Perché mi hanno ucciso? Cosa c’è dietro il mio omicidio? E quando sono morto ho sofferto molto? Vi prego di essere onesti con me, e di non guardarmi imbarazzati come si farebbe in questi casi!
I giornali hanno detto che sono morto senza accorgermi cosa mi stesse succedendo. È l’unico particolare che la polizia ha comunicato. E io mi chiedo se le persone che mi hanno fatto questo, lo sanno. Lo sanno il dolore che portano? Non credo. Non credo che la maggior parte degli esseri umani avrebbe coraggio di agire in questo modo, se lo sapesse. Quelli che ci riescono lo stesso, devono essere fermate, condannate! Pensavo che la pena di morte fosse una barbarie, a prescindere da tutto. Ma ora che dovrei prescindere da me stesso… io non ci riesco. Io premerei il grilletto, ora! Ma non voglio farmi accecare dai miei sentimenti di vendetta, ora che vago per le strade di Messina senz’altro scopo che chiedermi perché. Stando a giornali e tv, nessuno è del tutto persuaso che qui c’entri la mafia. Ma chi lo sa dove finisce la verità e comincia il fumo negli occhi? Attenta, Messina, a non ritrovarti con troppi morti in più sulla coscienza; attenta all’omertà, e a credere che tutto è mafia, che alla fine niente è mafia. Attenta a pensare che basti qualche manifestazione a stabilire, dimostrare che si è contro la mafia. Più che in piazza, è al cimitero che si trovano i nemici della mafia.
Non mi vergogno di queste riflessioni. Mi trovo in questo guaio perché nessuno ha mosso un dito per salvarmi. Gli amici? Belli quelli. La borghesia di Messina galleggia in un’ampolla di grigio; a pensarci bene è il colore di Messina che più identifica la città. Non una zona bianca e una nera, bensì il grigio e le sue sfumature coloravano la mia vita. Nel grigio i palazzi e gli uomini assumevano una fisionomia vera, perdevano ogni abbellimento posticcio.
Una volta di più, un avvenimento “privato” come la mia morte e come le scorse morti e come quelle future, diventerà legge per altri, a futuro monito. Ma per chi? Chi è che deve capire qualcosa dalla mia morte, e cosa?
Dal Libro Matteo Bottari – L’omicidio che sconvolse Verminopoli – IMG Press