La definizione di stupefacenti destinati all’uso di gruppo’ non può considerarsi compresa nella categoria ‘dell’uso personale’, per cui è un reato. Lo sottolinea la quarta sezione penale della Cassazione, confermando una sentenza con cui la Corte d’Appello di Brescia aveva condannato tre giovani per violazione della legge sugli stupefacenti. Nella sentenza n. 6372, la Suprema Corte rileva che dopo l’introduzione, nel 2006, della legge Fini-Giovanardi "l’irrilevanza penale attiene soltanto alla detenzione per uso esclusivamente personale" e non può farsi rientrare in questa ipotesi "la fattispecie del cosiddetto uso di gruppo, all’interno della quale è inclusa l’ipotesi di un gruppo di persone che dà mandato a una di esse di acquistare dello stupefacente, ossia l’altra ipotesi in cui l’intero gruppo procede all’acquisto della droga, destinata a essere consumata collettivamente". L’acquisto per il gruppo, sottolineano gli ‘ermellini’, "implica ‘ex se’ che la droga non sia destinata a uso esclusivamente personale". I giudici della terza sezione penale, rigettando i ricorsi degli imputati, osservano infine che "non puo’ condividersi, conformemente anche a piu’ recenti indirizzi dottrinali che non sembrano nutrire dubbi circa la rilevanza penale della condotta del mandato ad acquistare, l’opposto orientamento, che considera non punibile il consumo di gruppo di sostanze stupefacenti, nell’ipotesi del mandato all’acquisto collettivo a uno degli assuntori e nella certezza originaria dell’identita’ degli altri".