Lusi: Pagavo i politici ma sulla parola, di scritto non c’è nulla

L’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi torna ad assicurare di aver finanziato molti big dei partiti con i soldi che mancano dai bilanci su cui la magistratura sta indagando, sottolineando però che di questi versamenti prova scritta non verrà mai alla luce perchè ripartizione e versamenti erano frutti di un "accordo verbale" e che quindi, formalmente, di quei pagamenti solo lui è e risulterà responsabile, indipendentemente dai singoli beneficiari.

Motivo per cui, "sono stretto in una cinghia asfissiante. Stanno lavorando per massacrarmi – ha detto Lusi in un colloquio con il vicedirettore di Libero Franco Bechis, da lui registrato anche se non destinato alla pubblicazione avvenuto lunedì scorso e che invece oggi è in prima pagina sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro- così se un giorno impazzissi qualunque cosa io voglia o possa dire sarà priva di fondamento".

"Di scritto – ha risposto il senatore espulso dal Pd a Bechis che gli ha chiesto prove dei pagamenti ai politici della ex Margherita, siano oggi esponenti di Api, Pd o altri partiti- non c’è niente: niente di niente. Non c’e’ una autorizzazione a spendere mille lire, migliaia di euro o milioni. In un partito che non ha una linea di comando formale è così che funziona: le indicazioni sono verbali, non arriva un ordine scritto in cui l’organo x o y ha deciso questo. Per cui quando io dico che mi assumo la responsabilità per tutti è un fatto, non un’opinione o una botta di vita. E non è polemica. Chi ha autorizzato i pagamenti? Io. In ‘re ipsa sono il responsabile".

Da qui la decisione di Lusi di non difendersi mai pubblicamente a mezzo stampa ma solo in sede giudiziaria. "Ho scelto il silenzio sulla mia vicenda giudiziaria perchè qualunque cosa io dica in questo momento verrebbe usata contro di me, pure se vera. E’ una scelta personale e politica.
Non c’è nessun patto con i maggistrati". D’altra parte, in assenza di riscontri scritti, "non posso dimostrare nulla – ha ripetuto Lusi – perchè tutti mi smentirebbero".

In ogni caso, siccome "lei mi ha chiesto se potevo rimborsare spese a questo o a quello, la risposta generica – ha affermato Lusi nella conversazione- è sì", ma avvenivano su "richieste verbali". Mentre "poi c’erano delle ripartizioni" anche queste regolate sulla parola. E "questa era anche la forza di quell’accordo che si manteneva sul rispetto della parola che ogni anno veniva verificata". Con la conseguenza, ha sottolineato il senatore, che "se i numeri fossero stati squilibrati, qualcuno avrebbe verificato che l’accordo non era stato rispettato. Ma su questo non intendo dire più nulla.

Unica eccezione, in questo senso, viene fatta per le fatture pubblicate appunto da ‘Libero’ rilasciate da Lusi, con annotato al fianco il nome del sindaco di Firenze Matteo Renzi. "Si tranquilizzi – ha risposto sul punto a Bechis a fronte della querela annunciata da Renzi- perchè l’unico dubbio che ho adesso è se finanziava le primarie o la campagna elettorale" e "se uno mi chiama a testimoniare dirò che è cosi". Negando, infine, di aver fatto lui uscire dal fasciolo di inchiesta copie di quelle fatture come dei documnti pubblicati dal ‘Fatto Quotidiano’ relativi ad Enzo Bianco. "Io non so chi ha dato quella roba" anche perchè ora i "magistrati sono molto incazzati", perchè "convinti io stia facendo un’azione di depistaggio – ed uso un termine assolutamente fuori luogo- per sviare l’informazione".