Confermata dalla Cassazione la misura cautelare degli arresti domiciliari e della sospensione di due mesi dal servizio, per un dirigente della regione Puglia, Domenico C., che utilizzava la macchina di servizio ‘per fini personali e comunque estranei all’attività dell’ufficio’, a esempio per andare a un picnic o per fare la spesa ai genitori. Ad avviso della Cassazione sussiste l’accusa di peculato e c’è il rischio di reiterazione ‘delle condotte illecite’ per via della ‘gestione privatistica’ dell’auto blu fatta dall’imputato. Senza successo, il legale del dirigente ha sostenuto, in Cassazione, che per lo più l’imputato si serviva della macchina per uso istituzionale e c’erano solo degli ‘episodi minori’ di uso ‘improprio e temporaneo’ della macchina di servizio. Per la suprema corte – sentenza 20922, depositata oggi – correttamente il Tribunale di Bari, con l’ordinanza cautelare dello scorso 20 ottobre, ha evidenziato che l’uso dell’auto blu era stato fatto anche ‘nei giorni prefestivi e festivi, per scopi estranei a quelli dell’ufficio’. In proposito si rileva come Domenico C. andava con l’auto di servizio ‘in luoghi che nulla hanno a che fare con i suoi compiti istituzionali: è stato sorpreso a scaricare dall’auto buste e pacchi della spesa davanti all’abitazione dei genitori e si è recato il giorno di Pasquetta presso la foresta di Mercadante in compagnia di parenti e amici per fare un picnic’. Ha inoltre ‘parcheggiato l’auto nel garage privato del padre’ e tutte queste sono ‘circostanze che giustificano la valutazione in ordine alla sussistenza dei gravi indizi di reato’. Peraltro, dalla verifica del chilometraggio, sottolinea infine la Cassazione, è emerso che Domenico C. – dal 21 aprile 2010 al 2 agosto dello stesso anno – ha percorso circa 3.300 chilometri mentre dai fogli di percorrenza ne risultano solo 997.