Severino: Confitto poteri frainteso, serve a chiarire

Nessuna interferenza sui magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia: il conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sollevato dal Quirinale contro i pm di Palermo serve a fare chiarezza fra due interpretazioni giuridiche diverse. Così il ministro della Giustizia Paola Severino ha spiegato, in una intervista a Tgcom24, il suo punto di vista sullo scontro istituzionale apertosi sulle intercettazioni indirette del capo dello Stato.

"In Italia – ha affermato la guardasigilli – l’indipendenza dei magistrati è garantita e l’indagine lo dimostra perché riguarda proprio il cuore dello Stato, eppure è un’indagine che si è potuta fare e che sta andando avanti come deve. Se non altro per vedere se l’ipotesi d’accusa sarà poi validata da un giudice".

"D’altra parte, si è frainteso – ha detto ancora Severino – il termine ‘conflitto di attribuzione’: è un istituto giuridico che serve a prevenire delle diverse interpretazioni della legge. Qui si contrapponevano due interpretazioni della legge vigente sulle intercettazione. Da una parte c’è la Procura di Palermo che ritiene che anche le intercettazioni del presidente della Repubblica debbano essere portate ad un’udienza filtro e dall’altra c’è l’avvocatura dello Stato che, invece, sostiene che le intercettazioni, anche casuali del presidente della Repubblica, debbano essere immediatamente distrutte".

"Devolvere sulla correttezza dell’una o dell’altra interpretazione – ha concluso il ministro – mi sembra una scelta di grande civiltà giuridica".