In manette pm romano, sesso con i “trans” in cambio di favori

E’ stato arrestato dai carabinieri il pm Roberto Staffa. L’arresto è stato ordinato dal Gip del tribunale di Perugia su richiesta della procura, competente per inchieste che riguardano magistrati romani. I reati contestati sono di concussione, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo quanto si è appreso la vicenda riguarda una serie di irregolarità commesse dal magistrato al fine di ottenere favori sessuali. L’inchiesta che ha portato all’arresto del pm romano Roberto Staffa sarebbe partita da una segnalazione compiuta dalla procura capitolina su comportamenti anomali attribuiti allo stesso magistrato. Le indagini sono poi state trasferite a Perugia per competenza. Incredulità e sconcerto negli ambienti del palazzo di giustizia di piazzale Clodio a Roma dopo la diffusione della notizia. Il pm Staffa era approdato alla procura di Roma circa 15 anni fa dopo una importante esperienza professionale come presidente della corte d’assise di Venezia. In tale veste, nel ’97, condannò a 19 anni di reclusione l’ex boss della banda del Brenta, Felice Maniero per 9 omicidi. La prima inchiesta importante nella capitale che regalo’ una certa notorieta’ a Staffa fu quella sugli aborti clandestini avvenuti presso la clinica Villa Gina e che culmino’ con numerosi arresti, tra cui quelli del professor Ilio Spallone e del nipote Marcello, figlio di Mario, che fu il medico di Togliatti. A medici e paramedici, Staffa contestava l’omicidio di feti (tritati o soffocati) giunti anche all’ottavo mese di gestazione. Successivamente il pm si e’ occupato dei reati sulla persona (violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia, riduzioni in schiavitu’) e di violazione delle legge sugli stupefacenti, come magistrato della Dda distrettuale. Per un periodo relativamente breve Staffa ha fatto anche parte del ‘pool’ di magistrati che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne sparita a Roma in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983. A mettere nei guai Staffa sono state le dichiarazioni fatte un anno e mezzo fa da un transessuale fermato a Roma nel corso di una operazione antiprostituzione. Il viado ha riferito di aver avuto favori in cambio di sesso da parte del magistrato. Da qui le indagini coordinate per competenza dalla procura di Perugia, che attraverso l’uso di telecamere nell’ufficio del pm, ha trovato i riscontri alle accuse. Questa mattina i carabinieri hanno perquisito anche l’ufficio di Staffa che e’ al quarto piano della palazzina B di piazzale Clodio dove, secondo l’accusa, sarebbe avvenuti alcuni incontri ‘proibiti’ con il transessuale. Nella magistratura "non possono esistere spazi di impunita’; i magistrati sanno trovare gli strumenti necessari per individuare e sanzionare, anche al proprio interno, ogni comportamento contrario alla legge" Dichiara l’Anm. Nella "doverosa attesa dei successivi approfondimenti d’indagine", il sindacato delle toghe "riafferma la centralita’ della questione morale". La "violazione della legge da parte dei magistrati – rileva l’Associazione magistrati – compromette la giurisdizione e la credibilita’ dell’ordine giudiziario". Nell’auspicare un "rapido accertamento dei fatti", l’Anm esprime, quindi, "sostegno e apprezzamento per l’azione di quanti sono impegnati nella ricerca della verita’".