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Coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, dalle prime ore dell’alba di questa mattina uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e della locale Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato stanno dando esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di undici soggetti messinesi, a seguito del provvedimento emesso dal G.I.P.. Ai destinatari delle misure cautelari viene contestato il delitto di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da tre centri di formazione professionale operanti nella provincia di Messina: L.U.Me.N. (Libera Università Mediterranea di Naturopatia), A.R.A.M. (Associazione per le Ricerche nell’Area Mediterranea) e A.N.Co.L. (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro). Le indagini, dirette dal Procuratore Aggiunto, Sebastiano Ardita, e dai Sostituti, Camillo Falvo, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, hanno scandagliato l’attività posta in essere dai predetti enti negli ultimi anni, consentendo agli investigatori di appurare l’esistenza di un sistema grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l’attività degli enti. Più in particolare, sono state provate prestazioni totalmente simulate, sovrafatturazione delle spese di gestione relative agli affitti, al noleggio delle attrezzature e alla pulizia dei locali in cui venivano tenuti i corsi di formazione.
Grazie a tali artifici, i rappresentanti legali dei centri di formazione, attraverso la compiacenza di società i cui titolari erano ad essi legati da vincoli di parentela e/o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, inducendo così in errore gli enti pubblici nella fase di erogazione dei finanziamenti. Attraverso tali illeciti comportamenti, i centri in questione, che hanno come scopo l’organizzazione – senza fini di lucro – di corsi formativi nell’ambito dei progetti approvati dalla Regione Siciliana, e da questa interamente finanziati mediante denaro proveniente direttamente dalle casse regionali, dello Stato e dell’Unione Europea per il tramite del Fondo Sociale Europeo, hanno ottenuto finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti, con conseguenti enormi sprechi di denaro pubblico e illeciti arricchimenti.