Corsi d’Oro, i difensori di Chiara Schirò scrivono

Con riferimento al rigetto dei ricorsi presentati da tutti gli indagati nel procedimento c.d. "Corsi d’Oro", quali difensori della signora Schirò Chiara, desideriamo esprimere il nostro sconcerto per un provvedimento che riteniamo assolutamente sbagliato e ingiusto.

A tacere di ogni altra considerazione in punto di diritto, pur fondata, il Tribunale infatti, ha perso un’occasione per fare definitiva chiarezza sul nodo centrale posto a fondamento di tutti gli addebiti: la congruità dei canoni di locazione e di noleggio praticati agli enti di formazione dalla società amministrata a suo tempo dalla nostra assistita. Era su questo, infatti, che si reggeva l’intero impianto d’accusa, ed è questo che – abbiamo la presunzione di dire – si è dimostrato essere del tutto infondato. La difesa ha prodotto ben due consulenze di autorevoli professionisti particolarmente esperti nella materia dell’estimo, redatte in maniera indipendente l’una dall’altra e sulla scorta di differenti metodi di stima, a maggior garanzia della genuinità ed attendibilità del risultato: che è stato, in ambedue i casi, di assoluta congruità dei canoni praticati.

Allo stesso modo, si è dimostrata, attraverso un’altra perizia, questa di natura contabile, anche la assoluta congruità dei canoni di noleggio delle attrezzature. Attenderemo il deposito della motivazione del rigetto, che, però, non essendo stato introdotto dall’accusa il benchè minimo elemento nuovo a contestazione di quelli da noi apportati, non potrà che reggersi sulla valorizzazione delle consulenze già presenti in atti redatte nell’interesse del PM.

Tali consulenze si sono fondate su una metodologia di stima che poco o nulla ha di scientifico, e come detto, sono state resistite e contrastate dal lavoro dei nostri consulenti: una per tutte, mentre questi ultimi hanno correttamente espresso un giudizio di congruità del canone praticato agli enti di formazione procedendo alla comparazione con quelli praticati in ben altri sette edifici aventi pari caratteristiche, anche quanto a ubicazione e destinazione d’uso, le consulenze del pm hanno concluso per la non congruità di quei canoni, sulla base di parametri meramente astratti, tanto da essere ritenuti inidonei persino dalla stessa Agenzia delle Entrate e, – cosa ancor più incredibile – senza procedere a comparazione con nessun altro immobile.

Facciamo, perciò, enorme fatica a immaginare sulla base di quali elementi il Tribunale del Riesame abbia rigettato il nostro ricorso, peraltro con decisione assunta dopo qualche ora di camera di consiglio, nonostante la mole di documenti e la complessità degli elementi di fatto e delle questioni di diritto avesse richiesto un impegno di circa 20 ore di discussione in due giornate d’udienza. Proporremo ricorso per cassazione avverso il provvedimento, non certo per ottenere "successi " e/o "vittorie" della Difesa sull’Accusa (come – al contrario – si è letto sin da subito su vari siti di stampa on line), ma per cercare di ristabilire la verità, riconducendo i fatti alla loro reale portata, con i metodi e nelle sedi propri del processo penale, in maniera scevra da suggestioni e condizionamenti che l’impatto mediatico può sempre determinare, ed ottenere quella giustizia che fin’ora ci è stata negata.

Avv. Nino Favazzo – Avv. Alberto Gullino