TRUFFA E FRODE FISCALE ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE

Militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Cesena, coordinati dalla Procura della Repubblica di Forlì, hanno eseguito un Decreto di Sequestro Preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Forlì, nei confronti di sei persone fisiche e tre società, per l’importo complessivo di oltre 23 milioni di euro. Le indagini, avviate nel 2010 dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Pozzuoli con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e scaturite da una denuncia presentata dalla PARMALAT S.p.a., avevano consentito di individuare un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed alla frode fiscale, posta in essere da 38 soggetti, tra cui imprenditori e dipendenti di società della Grande Distribuzione, terminate con l’esecuzione, nel 2012, di sei misure cautelari personali (obbligo di firma) e con un’Ordinanza di sequestro preventivo delle somme sottratte all’imposizione erariale. Dominus della frode era il cesenate L.J. di 54 anni. In particolare è stata scoperta una serie indeterminata di truffe in danno della Parmalat, Vincenzi, Ferrero, Barilla e Granarolo realizzate, utilizzando due società estere inesistenti – una tedesca e una olandese – che, però, fungevano solo da “specchio” ad una società di import/export con sede a
Cesena. Gli indagati mediante fittizie cessioni all’estero di prodotti alimentari destinati alle esportazioni – attraverso la falsificazione di documenti di accompagnamento e di trasporto (CMR e DDT) – traevano profitto dalla differenza di prezzo determinata dalle società produttrici per la vendita di prodotti destinati al mercato estero rispetto a quella di prodotti destinati al mercato italiano. Tutti gli acquisti e le vendite di merce erano poi giustificate mediante l’emissione e l’utilizzo di Fatture per Operazioni Inesistenti, per l’importo complessivo di oltre 92 milioni di euro. Le Fiamme Gialle, in sintesi, hanno dimostrato che gli indagati – mediante artifici contabili e documentali – acquistavano da società italiane prodotti destinati al mercato estero attraverso società che apparentemente svolgevano la loro attività commerciale all’estero ma, in realtà, erano operative in Italia, ottenendo un duplice vantaggio: da un lato beneficiavano della riduzione del prezzo di acquisto che le società italiane praticano alle società straniere rispetto a quello praticato alle società acquirenti italiane, dall’altro si sottraevano al pagamento allo Stato italiano delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto, relativamente ai beni fittiziamente acquistati dalle società estere ma, in realtà, ricevuti da società operanti in Italia. E’ stato accertato che la merce non usciva mai dall’Italia essendo consegnata (anche mediante la falsificazione dei documenti di trasporto e di bonifici bancari, volti a dimostrare le disponibilità finanziarie delle società estere), per il tramite della società cesenate, a imprese di distribuzione operanti sul territorio italiano, le quali, a loro volta, le cedevano ai commercianti al dettaglio. La documentazione necessaria a perfezionare gli acquisti veniva inviata a mezzo fax dagli uffici della società cesenate. Tuttavia, per evitare che si risalisse a tale società, l’apparecchio fax era programmato in modo da non consentire di risalire all’effettiva ubicazione dell’apparecchio stesso. Il pagamento della merce ai fornitori italiani avveniva mediante un conto corrente tedesco, intestato ad una società di Brema, su cui – tuttavia – il denaro veniva girato on line dai conti correnti della società cesenate, una volta che questa aveva ricevuto i pagamenti dagli effettivi acquirenti (italiani) della merce. Ricevuto il denaro, i fornitori avvisavano la ditta tedesca che avrebbe potuto inviare lo spedizioniere a caricare la merce. A sua volta, l’imprenditore cesenate, contattava con le proprie utenze telefoniche italiane lo spedizioniere di volta in volta incaricato, cui forniva le indicazioni circa gli accorgimenti da utilizzare sia al momento del prelievo della merce (per evitare che venisse in rilievo, con i fornitori, il nome della società cesenate), che al momento della consegna, in cui, viceversa, dovevano essere consegnate esclusivamente le fatture emesse dalla società di Cesena. Emblematico un appunto manoscritto – sequestrato dagli investigatori ed apposto su un documento di trasporto – che recitava: “L’autista deve dire che deve caricare per conto della ditta tedesca. Se lo chiedono, la merce ha destinazione Olanda. L’autista non deve per nessun motivo mostrare il presente fax al personale, non deve mai menzionare la società di cesena, non deve menzionare altra destinazione al di fuori di Rotterdam, si prega di seguire scrupolosamente le nostre istruzioni e di contattarci qualora ci fossero dei problemi al momento del carico”. Se qualcosa andava male, a esempio qualche fornitore aveva dei dubbi, subentrava la mamma dell’imprenditore cesenate che, essendo di madre lingua tedesca, riusciva a colloquiare con i vari fornitori, fugando ogni dubbio oppure vi erano le dipendenti della società di cesena che inviavano fax scritti in lingua tedesca e poi si firmavano con nomi di fantasia evocanti la loro presunta nazionalità
teutonica. Tutto il fascicolo processuale, nel marzo di quest’anno, è stato trasmesso dal Tribunale di Napoli – dichiaratosi territorialmente incompetente – a quello di Forlì che, dopo un’attenta analisi degli atti e delle informazioni ha inteso emanare, su proposta della Procura della Repubblica, un Decreto di Sequestro Preventivo per equivalente delle somme sottratte – mediante i suddetti artifici contabili – all’imposizione dello Stato Italiano e in ordine ai medesimi fatti delittuosi su cui si era già realizzato un giudicato cautelare per mancata impugnazione e/o conferma del Tribunale del Riesame di Napoli. Al termine delle operazioni di polizia giudiziaria, eseguite dalla Guardia di Finanza di Cesena e di altri 18 Reparti del territorio nazionale, saranno sottoposti a sequestro: n. 15 autoveicoli, n. 11 immobili e n. 8 terreni e conti correnti personali e societari fino al raggiungimento della somma di oltre 23
milioni di euro.