I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Gorizia, al termine di un’operazione di servizio finalizzata alla tutela della spesa pubblica ed al contrasto delle frodi al bilancio locale coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia, hanno scoperto una consistente truffa perpetrata dagli amministratori di tre società, attive nel settore della “programmazione e realizzazione di concerti ed eventi musicali”, denunciati per indebita percezione di contributi e truffa aggravata ai danni dello Stato (artt. 316-ter e 640 bis del c.p.).
Gli indagati – dal 2007 al 2013 – hanno richiesto e ottenuto contributi pubblici, concessi dalla Regione Friuli Venezia Giulia e da diverse amministrazioni comunali, ubicate anche in Veneto, per complessivi 2.000.000 di euro, di cui solo una parte aveva i requisiti per essere concessa ai richiedenti, in virtù del cosiddetto “regime de minimis”, regolamentato da specifiche norme europee e recepito dall’ordinamento nazionale. Tale strumento legislativo prevede la concessione di contributi pubblici finalizzati all’aiuto alle imprese, che ne fanno richiesta e che siano in possesso di determinati requisiti, nella misura massima di 200.000 euro per ogni triennio, per evitare la naturale insorgenza di effetti distorsivi della concorrenza sul mercato. Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Gorizia hanno consentito di appurare che gli indagati – al fine di ottenere tali “aiuti di Stato” anche in misura superiore alla soglia massima consentita – hanno costituito in tempi diversi tre distinti soggetti giuridici, a nome dei quali sono stati richiesti i contributi in parola. Nel corso delle investigazioni è emerso, altresì, che una parte delle istanze prodotte per l’ottenimento dei contributi venivano corredate da false attestazioni, generando di fatto un’indebita percezione di contributi, mentre l’altra parte è stata ottenuta presentando istanze a nome di terzi soggetti giuridici interposti al solo fine di aggirare i limiti imposti dalla regola “de minimis”, inducendo così in errore la Pubblica Amministrazione erogante. Il magistrato titolare delle indagini, nel corso del 2015, aveva richiesto ed ottenuto dal Giudice delle Indagini Preliminari competente un apposito provvedimento di sequestro di beni immobili e mobili registrati nella disponibilità degli indagati, in misura corrispondente alle risorse finanziarie indebitamente percepite, provvedimento, a suo tempo, eseguito dai finanzieri sui beni rinvenuti in capo agli indagati. Le conclusive attività investigative svolte dai finanzieri sono state rivolte a quantificare il corrispondente danno erariale pari a 1.600.000 euro, che è stato, da ultimo, debitamente segnalato alle competenti Procure Regionali presso le Sezioni Giurisdizionali della Corte dei Conti. L’operazione di servizio si inquadra nella strategia di contrasto e repressione delle condotte di malversazione, indebite richiesta e/o percezione e truffa aggravata, poste in essere in relazione alle risorse finanziarie erogate all’Italia dall’Unione Europea nell’ambito del quadro finanziario pluriennale.