I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Modena hanno dato esecuzione a 9 provvedimenti cautelari personali, dei quali 5 misure coercitive, e sequestrato un patrimonio mobiliare e immobiliare del valore stimato di circa 4.300.000 euro nei confronti di appartenenti ad una associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, per l’indebita percezione di disponibilità finanziarie riconosciute dallo Stato per effetto del sisma che nel 2012 ha colpito, tra le altre, la provincia di Modena. I provvedimenti, disposti dal G.I.P. del Tribunale di Modena su richiesta della Procura della Repubblica, nella persona del Sostituto Procuratore Francesca GRAZIANO, giungono al termine di articolate indagini di polizia economico-finanziaria – avviate a seguito di una segnalazione dell’INPS circa presunti illeciti connessi alla presentazione di istanze di rimborso – nei confronti di soggetti appartenenti al medesimo nucleo familiare i quali, speculando sulle forme di sostegno alle popolazioni e al sistema produttivo destinate ai territori dell’Emilia Romagna colpiti dal sisma del 2012, hanno utilizzato un reticolo di società ai medesimi riconducibili per ottenere, attraverso la predisposizione di complessi sistemi fraudolenti, contributi non spettanti
la cui utilizzazione è, peraltro, risultata difforme rispetto alle finalità consentite. In linea con le specifiche direttive impartite dalla Procura di Modena le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria, dall’analisi della documentazione presentata dalle società destinatarie dei fondi risarcitori, hanno ricostruito i meccanismi fraudolenti utilizzati per l’ottenimento ingiustificato dei benefici, riuscendo a delineare compiutamente il contesto associativo attraverso il quale sono stati richiesti e ottenuti oltre 6,5 milioni di euro, poi destinati, invece, al soddisfacimento di esigenze personali e aziendali del tutto estranee alle finalità solidaristiche. Nello specifico, le attività investigative, che hanno visto il ricorso anche a strumenti di
natura tecnica, hanno consentito di accertare come i responsabili della truffa, per poter accedere ai benefici riconosciuti dalla normativa emergenziale per il pagamento di imposte, tasse e contributi, abbiano simulato artatamente il trasferimento della sede delle società a loro riconducibili, peraltro con comunicazioni successive al verificarsi degli eventi calamitosi, presso un immobile di pregio situato all’interno del “cratere sismico”. Le somme (complessivi euro 6.500.000 circa) indebitamente richieste e ottenute a titolo di mutuo agevolato, la cui destinazione era vincolata per norma di legge al pagamento di debiti erariali maturati nell’immediato periodo pre-sisma, sono state, invece, utilizzate per il pagamento di pendenze di natura privatistica (per lo più debiti commerciali) o per ottenere indebiti profitti attraverso lo schema della (fittizia) duplicazione di versamenti, principalmente a titolo di contributi previdenziali. La procedura prevedeva che le somme accordate a titolo di mutuo non entrassero nella materiale disponibilità dei beneficiari ma fossero veicolate all’Erario o agli Enti previdenziali interessati direttamente dagli Istituti bancari convenzionati con la Cassa Depositi e Prestiti su indicazione degli stessi beneficiari; pertanto, i responsabili della truffa per avere il possesso dei fondi, grazie anche alla complicità di soggetti prestanome e di professionisti, facevano eseguire versamenti di imposte o contributi non dovuti o già pagati, per poi richiederne il rimborso o fruire del riconoscimento di crediti di imposta a saldo di ulteriori posizioni debitorie. In ragione della pericolosità e gravità dei comportamenti accertati, il Pubblico Ministero titolare delle indagini, accogliendo le proposte avanzate dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, ha richiesto ed ottenuto dal G.I.P. del Tribunale di Modena
l’emissione di:
5 provvedimenti di custodia cautelare, delle quali una in carcere e quattro ai domiciliari, nei confronti del promotore della truffa e dei suoi familiari, tutti attivamente coinvolti;
4 ordinanze interdittive della professione e di qualunque tipo di carica sociale nei confronti dei professionisti e degli amministratori di diritto (prestanome) delle società utilizzate nel meccanismo fraudolento;
un decreto di sequestro preventivo per equivalente di beni riconducibili all’associazione per circa 4,3 milioni di euro, cui è stata data concreta esecuzione nella mattinata di oggi e che ha portato, tra l’altro, al sequestro di un immobile storico di pregio di proprietà della famiglia indagata. La differenza rispetto all’importo complessivo delle disponibilità finanziarie indebitamente richieste ed ottenute è stata già sottoposta a sequestro presso l’I.N.P.S. nel corso delle indagini.
L’odierna operazione è espressione della costante ed mirata azione di monitoraggio sul corretto impiego delle risorse pubbliche condotta dalla Guardia di Finanza, quale polizia economico-finanziaria, per contrastare le frodi in danno del bilancio nazionale che, oltre al generale disvalore intrinseco, nel caso specifico assumono una portata socialmente ancor più riprovevole perché lesive degli interessi di quanti sono stati concretamente danneggiati dal tragico evento sismico che ha colpito il territorio emiliano nel 2012.