Nelle prime ore della mattinata odierna, i Carabinieri del Ros hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il locale Tribunale, nei confronti di 11 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, gestione illecita del gioco d’azzardo on line e raccolta illegale di scommesse su eventi sportivi, aggravati dalle finalità mafiose. Contestualmente è stato notificato un avviso di conclusione di indagini preliminari, nei confronti di altre 16 persone, indiziate per concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose. I provvedimenti odierni – si legge nel comunicato ufficiale della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli – fanno parte di una più ampia indagine, denominata convenzionalmente ‘Zenit’, sviluppata sempre dal Reparto Anticrimine di Napoli nei confronti di una articolazione del clan dei casalesi riconducibile a Zagaria Michele e che ha già consentito, tra il dicembre 2015 e il marzo 2016, di trarre in arresto 30 indagati. Anche l’odierna operazione, come le precedenti, è il risultato degli esiti delle attività condotte per la ricerca dell’allora latitante Zagaria Michele, incentrate su due distinti gruppi criminali, quello di Casapesenna e quello di Trentola Ducenta, entrambi sotto il controllo del citato boss e rappresentati da personaggi ritenuti sua diretta espressione. In particolare, per quanto esposto dal Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, le investigazioni hanno consentito di:
– delineare un contesto associativo strutturato, formato da Bamundo Angelo, Ciccarelli Ulderico, Fontana Michele cl. 1970, Fontana Michele cl. 1971, Natale Paolo, Perna Francesco e Zara Armando, riconducibile al clan dei Casalesi – gruppo Zagaria. In particolare, sul conto del primo indagato, Bamundo Angelo è stato cristallizzato il suo ruolo di collettore fra il clan di appartenenza ed alcuni funzionari di banca, la cui compiacenza e disponibilità ha reso possibile movimentare ingenti somme di denaro su conti correnti intestati e/o riconducibili a diversi soggetti, espressione dei fratelli Garafalo Giovanni e Giuseppe;
– identificare in Buonocore Umberto, Buonocore Mario, Costarella Maurizio, Pacini Monica, Santoro Giuseppe e Meani Adriano, quei dirigenti, funzionari e impiegati di istituti di credito che, a conoscenza dell’apporto causale del proprio operato e strumentalizzando la loro funzione di funzionari di diversi istituti di credito, hanno, nel tempo, agevolato la commissione del delitto di riciclaggio aprendo e gestendo linee di credito e conti correnti fittiziamente intestati a fiancheggiatori del clan;
– far emergere il ruolo dei fratelli Garofalo, posti a capo del gruppo di Casapesenna, nella pressoché monopolistica gestione di internet point, sale giochi, bar e centri scommesse, nonché nella esclusiva distribuzione e gestione di slot machine. Tali attività, praticate all’interno di locali a ciò appositamente adibiti e fittiziamente intestati a prestanome, o presso numerosi esercizi commerciali attivi nei territori assoggettati al controllo camorristico, sono state comunque realizzate attraverso l’installazione di apparecchi abilmente modificati, assolutamente privi di nullaosta o con nullaosta falsificato;
– accertare, in seno al gruppo criminale riconducibile a Zagaria Miche, l’esistenza di un “gruppo armato” costituito da Natale Paolo, Perna Francesco e Tirozzi Tommaso che, sotto la direzione dello stesso Garofalo Giovanni e di Bianco Carlo e Pellegrino Attilio, ora collaboratore di giustizia, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza all’organizzazione camorristica e al fine di sostenere economicamente la propria fazione, ha perpetrato estorsioni ai danni di operatori commerciali e imprenditori.
E’ inoltre stata data esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo (art. 321 co. 2 c.p.c. e art. 12 sexies L. 356/1992), di beni mobili e immobili, riferibili agli indagati e a loro prestanome per una complessiva stima di 4 milioni di euro, al netto delle risultanze dei rapporti bancari, anch’essi oggetto di sequestro.