Personale della Direzione Investigativa Antimafia della Sezione Operativa di Messina, coordinato dal Centro Operativo di Catania, ha dato esecuzione al provvedimento di confisca beni – per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro – a carico di Giuseppe LO RE, detto “PINO”, imprenditore di Caronia (ME), appartenente alla “famiglia di Mistretta”, operante nella zona tirrenica-nebroidea della provincia messinese. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione, nella camera di consiglio presieduta da Antonino Francesco Genovese, a conclusione di una complessa attività svolta dalla Sezione Operativa D.I.A. di Messina su delega del Procuratore Capo Guido LO FORTE, e dei Sostituti Procuratori Vito DI GIORGIO e Angelo CAVALLO, della D.D.A. di Messina. La D.I.A., nel quadro della più ampia attività istituzionale finalizzata ad aggredire, sotto il profilo preventivo, i patrimoni illecitamente acquisiti da esponenti delle “cosche mafiose”, ha così portato a compimento una importante e complessa investigazione patrimoniale, pervenendo al sequestro e successivamente alla confisca di un ampio patrimonio illecito, riconducibile al LO RE, ritenuto, secondo copiose risultanze processuali, strettamente legato alla “famiglia” mafiosa di Mistretta”, il cui elemento apicale è stato Sebastiano RAMPULLA, deceduto nel 2010, già rappresentante provinciale di “cosa nostra” per la provincia di Messina. Quest’ultimo era fratello di Maria e di Pietro, anch’essi soggetti di elevato spessore criminale; in particolare, Pietro è stato condannato all’ergastolo poiché ritenuto “l’artificiere” della strage di Capaci, per averne confezionato sia l’ordigno che il telecomando utilizzati nell’attentato. Sebastiano e Maria RAMPULLA, con provvedimenti del Tribunale di Catania, emessi nell’anno 2007 e 2008, sono stati già spossessati del loro patrimonio personale, in quanto risultato essere sproporzionato alle loro entrate ufficiali.
Il LO RE, già sorvegliato di P.S. e pluripregiudicato per reati contro la persona ed il patrimonio, ha già manifestato la propria pericolosità sociale qualificata e l’indubbia levatura criminale, circostanza confermata, nel tempo, anche da diverse dichiarazioni dei collaboratori di giustizia LENZO Santo e BISOGNANO Carmelo.
Il precitato, invero, è risultato nel tempo coinvolto e protagonista in numerose vicende giudiziarie, quali i ben noti procedimenti penali denominati “Mare Nostrum”, “San Lorenzo e Barbarossa”, “Charter”, “Icaro”, “Montagna” e, nell’anno 2012, nell’operazione “Dolce Vita”, nell’ambito della quale è stato colpito da misura custodiale in carcere, unitamente ad altri 13 soggetti, in quanto ritenuto il promotore di un associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.
Infine, sulla base delle capillari investigazioni recentemente condotte dalla D.I.A. di Messina, sono state ampiamente valorizzate ed attualizzate le cointeressenze ed i rapporti del LO RE con soggetti di vertice delle consorterie criminali operanti nella provincia di Messina e non, nonché ricostruita analiticamente l’evidente “sperequazione economico – finanziaria” tra le fonti ufficiali di reddito e le reali disponibilità possedute dallo stesso, anche con riferimento ad interposte persone compiacenti.
Il decreto di confisca in argomento è stato eseguito nei confronti del LO RE ed ha interessato i seguenti beni:
nr. 3 (tre) aziende – due imprese operanti nel settore della commercializzazione delle autovetture, e una associazione nell’ambito dei “night club” – tutte intestate al proposto, a suoi prestanome ed ai componenti del suo nucleo familiare;
nr. 5 unità immobiliari, ubicate nel comune di Caronia (ME);
nr. 1 rapporto finanziario;
nr. 5 mezzi (autocarri ed autovetture).
Inoltre, con il decreto di confisca si dispone:
• l’applicazione nei confronti di LO RE Giuseppe della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. per la durata di anni quattro con obbligo di soggiorno nel comune di residenza;
• la messa in liquidazione dalla società “Autoservice s.r.l.”, demandando all’amministratore giudiziario i relativi adempimenti.
Il valore complessivo dei beni colpiti da provvedimento, comprensivo del patrimonio aziendale delle imprese e dei rapporti finanziari, è stimato prudenzialmente in 1,5 milioni di euro.