Nell’ambito della nota indagine che riguarda l’aumento di capitale realizzato dalla CA.RI.FE. nel 2011 per 150 milioni di euro, le perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Ferrara nel luglio del 2016, eseguite dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Ferrara, hanno consentito di acquisire importanti elementi di prova sintetizzabili nell’emersione di responsabilità: – della tecno-struttura della banca e dell’azionista di controllo (Fondazione CA.RI.FE.) nella realizzazione delle condotte per cui si procede; – in capo a ulteriori figure di rilievo di due delle quattro banche (la Banca Popolare Valsabbina, la Cassa di Risparmio di Cesena) coinvolte nel contestato, fittizio aumento di capitale. A seguito delle indagini svolte, la Procura di Ferrara ha iscritto per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. (concorso), 216, 223 della Legge Fallimentare (fatti di bancarotta fraudolenta) in relazione all’art. 2632 cc. (formazione fittizia del capitale) ulteriori 33 persone, rispetto ai soggetti già indagati. I fatti oggetto d’indagine riguardano in particolare la reciproca sottoscrizione di azioni tra CA.RI.FE., da un lato, e gli istituti Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Cividale, Banca Popolare Valsabbina e Cassa di Risparmio di Cesena dall’altro. I nuovi indagati, che saranno interrogati nelle prossime settimane, sono due ex dirigenti CA.RI.FE.; due persone che in passato rivestivano ruoli apicali nell’ambito di Fondazione CA.RI.FE.; 16 consiglieri, sindaci e dirigenti di Cassa di Risparmio di Cesena e 13 consiglieri, sindaci e dirigenti di Banca Popolare Valsabbina che rivestivano i rispettivi incarichi nel periodo in cui sono avvenuti i fatti contestati.