Il Tribunale di Catania – Ufficio Misure di Prevenzione – ha disposto nei confronti dell’imprenditore GUGLIELMINO Giuseppe, pregiudicato, in atto detenuto, la confisca di numerosi beni immobili, mobili registrati, società di capitali, imprese individuali e rapporti finanziari, intestati ai familiari più vicini e a terzi estranei, ma tutti riconducibili all’interessato.
I beni confiscati erano stati già oggetto di sequestro di prevenzione eseguito dalla Questura di Catania nell’agosto 2017, in applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale irrogata dal medesimo Tribunale di Prevenzione, frutto di una brillante attività investigativa condotta nel 2017 da un gruppo integrato di personale della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile – compendiata nella proposta avanzata il 15.05.2017 dal Questore di Catania.
I numerosi elementi indiziari raccolti dagli investigatori e ritenuti idonei dal Tribunale ai fini del giudizio, hanno delineato la figura di GUGLIELMINO Giuseppe, imprenditore del settore ecologico, ritenuto soggetto socialmente pericoloso e abitualmente dedito a traffici illeciti, chiaramente organico al clan mafioso “Cappello”, distintosi per la capacità di inserirsi in vari settori dell’economia, in specie nel delicato settore della raccolta e trattamento dei rifiuti, con appalti in diversi comuni siciliani, nonché in territorio campano e calabro, ottenuti grazie all’appoggio del suddetto clan, che poteva a sua volta contare sull’interessamento delle “famiglie” alleate operanti in quei territori.
Inoltre, attraverso il reimpiego di denaro provento delle attività illecite, GUGLIELMINO Giuseppe era attivo nell’acquisto di beni e nella costituzione di imprese commerciali a lui riconducibili e con ciò procurando maggiori illeciti arricchimenti per il sodalizio criminale di appartenenza e per sé stesso.
È d’obbligo precisare che, oltre alla di per sé negativa valenza dell’intrusione di sistemi d’investimento criminali nel tessuto economico sano, le aziende così create rappresentano un vero e proprio pericolo per l’economia del territorio su cui insistono. Infatti, viste le illecite premesse dell’accantonamento di capitali utili alla costituzione delle aziende, queste rappresentano un grave vulnus per la corretta concorrenza di settore, escludendo i competitors col potere economico e/o con la diretta o indiretta intimidazione.
Inoltre, essendo principalmente finalizzate al reimpiego del denaro proveniente da traffici illeciti, l’interesse nel mantenimento delle aziende – e, quindi, dei livelli occupazionali che da essa derivano – è direttamente connesso all’attività criminale, con ciò rappresentando un aspetto altamente aleatorio per l’assetto economico e sociale del territorio su cui vanno a incidere.
Da qui, la valenza anche sociale dell’impegno degli uomini della Polizia di Stato di Catania, un risultato raggiunto grazie all’accertata sproporzione tra i redditi formalmente dichiarati dall’interessato e i beni acquisiti nel tempo, verificata anche la disponibilità diretta ed indiretta, in capo al GUGLIELMINO, di tutti i beni oggi confiscati:
la totalità delle quote ed intero patrimonio aziendale della società GEO AMBIENTE S.R.L., con sede legale in Belpasso (CT) e due sedi secondarie site nella provincia di Cosenza: Belvedere Marittimo (CS) e Sangineto (CS); la totalità dei beni aziendali e strumentali dell’Impresa individuale CONSULTING BUSINESS DI GUGLIELMINO Giuseppe, con sede legale in San Gregorio di Catania; la totalità delle quote ed intero patrimonio aziendale della società CLEAN UP S.R.L., con sede legale in Motta Sant’Anastasia (CT); la totalità delle quote ed intero patrimonio aziendale della società ECO LOGISTICA S.R.L. con sede legale in Aci Sant’Antonio (CT); la totalità delle quote ed intero patrimonio aziendale della società ECO BUSINESS S.R.L., con sede in Siracusa, e sede secondaria a Belpasso (CT); la totalità delle quote ed intero patrimonio aziendale della società WORK UNIFORM S.R.L., con sede legale Catania (CT).
Oltre al patrimonio aziendale, il GUGLIELMINO aveva investito anche in immobili, anch’essi passati nella piena proprietà dello Stato, essendo stati confiscate quattro unità immobiliari a Catania, due a Fiumefreddo di Sicilia (CT) e uno a Bronte (CT).
Oltre ad aziende e immobili, la cosca aveva a disposizione un nutrito e variegato parco veicolare, anch’esso confiscato: un’Audi S3 1.8 Turbo, due Daimler Chrysler, un’Alfa Romeo, una Mercedes, una Fiat Uno, due autocarri (Peugeot e Fiat), un autocarro Unic 190 e due Fiat 500
Il valore complessivo dei beni sequestrati, stimato in circa 12 milioni di euro, sarà, da adesso, gestito da un Amministratore Giudiziario.