Criminalità economico-finanziaria in Lombardia: militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Como, delle Compagnie di Como e Olgiate Comasco della Guardia di Finanza e personale delle Squadre Mobili delle Questure di Milano e Reggio Calabria hanno dato esecuzione, nelle provincie di Como, Milano, Lecco, Varese, Monza Brianza e a Gioia Tauro (RC), all’ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal dr. Carlo CECCHETTI, G.I.P. del Tribunale di Como, nell’ambito delle indagini coordinate dal Procuratore Capo della Procura di Como Nicola PIACENTE e dirette dal Sostituto Procuratore Pasquale ADDESSO, nei confronti di n. 34 soggetti (di cui n. 22 in carcere, n. 12 agli arresti domiciliari), a vario titolo accusati, in concorso tra loro, di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, reati tributari di cui al D.Lvo. 74/2000, indebiti utilizzi di carte di pagamento, reati di estorsione e furto.
Contestualmente, è stata data esecuzione al sequestro preventivo disposto dal G.I.P. del Tribunale di Como delle quote di n. 3 società e cooperative oltre a beni mobili e immobili e quote societarie riconducibili agli indagati per un valore di oltre 13 milioni di euro.
Le indagini congiunte della Guardia di Finanza e della Polizia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Como, hanno consentito di documentare l’esistenza di un articolato sistema ingegnato da FICARRA Massimiliano (commercialista di Gioia Tauro, già tenutario di scritture contabili di società riferibili alla nota famiglia PIROMALLI) e PRAVISANO Cesare (ex funzionario di banca), ai quali si è poi aggiunto il commercialista comasco DE BENEDETTO Bruno, volto a creare un complesso sistema di illecito arricchimento posto in essere dagli indagati. In particolare, è stato documentato lo sfruttamento strumentale e illecito di numerose cooperative che nell’arco di due o tre anni venivano poste in fallimento senza effettuare alcuna dichiarazione fiscale. Perno di questo sistema fraudolento l’emissione di fatture false per operazioni inesistenti con cui abbattere l’imponibile dei consorzi e/o delle società ed il sistematico utilizzo di carte di pagamento intestate a terzi per drenare gli illeciti profitti assicurati dai reati fine.
Il meccanismo fraudolento si alimentava anche grazie ai rapporti intessuti dagli indagati con soggetti gravitanti nel settore politico-amministrativo nonché rapporti con esponenti della criminalità organizzata calabrese che hanno assicurato l’afflusso di denaro fresco qualora ve ne fosse stata la necessità. Tra questi ultimi TAGLIENTE Alessandro, legato al detenuto IACONIS Bartolomeo già capo società della locale di ‘ndrangheta di Fino Mornasco (CO) e CARLINO Antonio (destinatario solo di provvedimento reale), pregiudicato di Gioia Tauro (RC) “vicino” alla cosca MOLÈ-PIROMALLI.