Otto persone sono state arrestate dai poliziotti di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione “Declino”, per aver favorito la latitanza del boss della ‘ndrangheta Domenico Crea, catturato ad agosto del 2019, dopo oltre 4 anni di latitanza.
Associazione mafiosa, favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, aggravati dalle finalità mafiose, sono i reati contestati a vario titolo agli arrestati di oggi, mentre altre 7 persone risultano indagate, in stato di libertà.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
Come emerso dalle indagini condotte dai poliziotti della Squadra mobile reggina e della Sezione investigativa del Servizio centrale operativo (SISCO), la latitanza del reggente della cosca Crea, ricercato per diversi provvedimenti restrittivi tra i quali una condanna ad oltre 21 anni di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione, era protetta da una articolata rete di fidatissimi che già in passato avevano favorito la latitanza dell’anziano boss Teodoro, padre di Domenico.
Alcuni dei fiancheggiatori, inoltre, si sono occupati di intrattenere rapporti e comunicare con i componenti di altri gruppi criminali presenti nel territorio calabrese, gestendo le trattative di compravendita di terreni storicamente condizionata dalle infiltrazioni mafiose.
Tra i destinatari della misura cautelare risultano due uomini già detenuti perché coinvolti nell’omicidio del fratello di un collaboratore di giustizia, avvenuto a Pesaro nel 2018.
Nell’ambito dell’esecuzione delle misure restrittive sono state eseguite anche diverse perquisizioni e l’intera operazione è stata supportata da personale delle Squadre mobili di Bologna, Nuoro e Vibo Valentia e da personale delle Sezioni investigative del Servizio centrale operativo (Sco) di Milano, Catanzaro e l’Aquila; inoltre hanno partecipato alle operazioni gli equipaggi del Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato e della Polizia scientifica.