All’esito di una complessa e articolata attività d’indagine, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini con la collaborazione dei colleghi della Guardia di Finanza di Ferrara e, ambito rogatoria internazionale, delle Autorità di San Marino, a un provvedimento di sequestro “per equivalente” emesso dal GIP del Tribunale di Rimini nei confronti di quattro soggetti (due gioiellieri di Ferrara e due professionisti con cittadinanza della Repubblica di San Marino), responsabili, secondo le risultanze investigative, di aver riciclato denaro quantificato per 5 milioni di euro.
Altri 5 soggetti (3 di origine campana e 2 siciliana) sono stati interessati dalle indagini perché ritenuti responsabili di esercizio abusivo dell’attività finanziaria.
In sostanza, gli accertamenti capillari, fatti scattare dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Rimini su una copiosa serie di transazioni finanziarie sospette, hanno consentito di svelare un sofisticato ed insidioso meccanismo finalizzato a sostituire il denaro contante di sospetta provenienza illecita “polverizzandolo” in oltre 2 mila assegni emessi da persone che potrebbero essere con ogni probabilità addirittura inconsapevoli dello scopo, bypassando in tal modo i presidi previsti dalla normativa di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio.
Nello specifico, lo schema di “money laundry” individuato dalle fiamme gialle di Rimini parte, quale primo step, dalla raccolta, ad opera di cosiddetti “collettori” (in prevalenza si tratta di pregiudicati di origine campana, tra i quali anche un gioielliere, risultato anche contiguo, a seguito di altre investigazioni, con la criminalità organizzata) di assegni post-datati emessi da privati e commercianti nell’ambito delle loro attività d’impresa, successivamente “monetizzati” con denaro contante di dubbia provenienza.
Una volta “ripulita” la liquidità in mano ai pregiudicati mediante illecite e abusive operazioni di “sconto”, gli assegni – con tanto di clausola di non trasferibilità – ma privi dell’indicazione del beneficiario venivano consegnati agli autori dell’illecita pratica per completare il riciclaggio: dopo aver inserito nel campo “beneficiario” alternativamente il nome di due società di diritto sammarinese, gli indagati provvedevano a versare gli assegni sui conti correnti a queste intestati, simulando così plausibili operazioni commerciali.
In realtà, come emerso dalle indagini dei finanzieri riminesi, tra l’emittente degli assegni e le società beneficiarie non è risultato intercorrere alcun rapporto commerciale che giustificasse quei pagamenti, mentre le due persone giuridiche sono invece risultate essere riconducibili di fatto agli indagati; poi le somme in assegni versate sui conti correnti sammarinesi venivano “messe in sicurezza” attraverso l’integrale trasferimento da San Marino verso società con sede in Paesi extra UE, quali Panama, Dubai, Emirati Arabi, Hong Kong.
La Procura della Repubblica di Rimini, nella persona del Sostituto Procuratore, Luca Bertuzzi, alla luce delle risultanze investigative rapportate dalla Guardia di Finanza, che ha potuto contare sulla fattiva collaborazione degli Organi collaterali della Repubblica del Titano, ha richiesto ed ottenuto dal GIP presso il Tribunale un provvedimento di sequestro patrimoniale per equivalente nei confronti degli indagati, in fase cautelare, sino all’ammontare di quasi 10 milioni di euro.
Il provvedimento magistratuale è in corso di esecuzione nelle province di Rimini, Ferrara e, con la collaborazione delle Autorità Sammarinesi anche nella Repubblica del Titano.