I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Arezzo, nel contesto di indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 responsabili (successivamente posti agli arresti domiciliari) ed eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Arezzo, per un valore di circa 10 milioni di euro, pari al profitto del reato di un’imponente frode fiscale nella commercializzazione di metalli preziosi.
Nel corso dell’operazione sono state eseguite 18 tra perquisizioni e sequestri ad Arezzo, Pisa, Roma, Parma, Alessandria, Terni, Nuoro, L’Aquila e Lucca con l’impiego di 52 militari delle Fiamme Gialle. Sono state eseguite contestuali perquisizioni e sequestri in territorio elvetico a cura delle Autorità svizzere, attivate con apposita rogatoria internazionale dalla Procura della Repubblica di Arezzo.
Il meccanismo fraudolento, ricostruito grazie alle indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Arezzo, si è sviluppato mediante numerosissimi scambi commerciali intercorsi fra diverse società, con sede in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte e Lazio, che, emettendo fatture false per quasi 60 milioni di euro, hanno acquistato “in nero” ingenti quantità di palladio e platino di dubbia provenienza, evadendo l’IVA per quasi 10 milioni di euro e autoriciclando il provento illecito così ottenuto nell’acquisto di oro puro.
Lo schema di frode, che ha coinvolto complessivamente 13 persone fisiche e 8 persone giuridiche, a vario titolo denunciate all’Autorità Giudiziaria, aveva quale perno e principale beneficiaria una società pisana operante nel settore della produzione e commercializzazione di metalli preziosi, la quale, tra il 2019 e il 2023, ha acquistato sistematicamente palladio e platino in “nero”, ottenendo, per effetto del meccanismo fraudolento attuato, un’indebita detrazione IVA per oltre 10 milioni di euro.
In sintesi, l’associazione a delinquere e, per essa, la società beneficiaria finale della frode si avvaleva:
– di 2 società “cartiere”, totalmente prive di struttura e di fatto gestite dai vertici dell’organizzazione, intestate a prestanome e create al solo fine di “convogliare” l’ingente debito tributario, generato dalle predette transazioni, senza versare mai l’IVA;
– di 2 società “filtro”, effettivamente operative ma anch’esse di fatto gestite dai promotori dell’organizzazione, mantenute in condizioni di neutralità fiscale e destinate a creare uno schermo tra la società beneficiaria finale e le “cartiere” nel primo segmento di operazioni commerciali, in relazione all’acquisto “in nero” del palladio e del platino, e anche nelle fasi successive, con l’acquisto di oro puro presso vari banchi metalli. L’oro in questione veniva immediatamente “scaricato” cartolarmente con false cessioni alle “cartiere”, facendone così perdere le
tracce, mentre, in realtà veniva in gran parte restituito in “nero” alla società “finanziatrice”, che lo utilizzava per pagare il palladio e il platino acquistati originariamente in “nero”. Per un valore residuo, l’oro veniva infine “monetizzato” tra la società beneficiaria e le società “filtro”, effettivamente operative. In tal modo, quindi, anche le società “filtro” ottenevano un profitto illecito, per la propria partecipazione alle operazioni inesistenti.
Sulla base di tali acquisizioni investigative, anche nei confronti di queste ultime società è stato eseguito il sequestro preventivo dei beni, con la nomina di un amministratore giudiziario.
Nel corso delle indagini, nel mese di dicembre 2022, era stato inoltre intercettato un trasporto illecito, operato da un corriere dell’organizzazione, bloccato al suo arrivo ad Arezzo con circa 2 kg di oro e 25.000 euro in contanti, sottoposti a sequestro.
All’esito delle perquisizioni attuate contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali e reali, sono stati rinvenuti, e sottoposti a sequestro 17 fabbricati, 121 terreni, rapporti finanziari, oltre 100.000 euro in contanti, quasi 180 chili di argento, 3,7 di palladio, 3 società, 7 autovetture e 8 orologi di pregio. L’attività di sequestro è tuttora in corso in Italia e in Svizzera.
L’operazione appena conclusa testimonia l’impegno della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Arezzo nel contrastare le più articolate forme di evasione fiscale, in grado di generare una forte distorsione della concorrenza, a danno degli operatori economici che, nell’ambito del distretto orafo, operano nel rispetto della legge e degli obblighi tributari.