Gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza trentina hanno concluso le indagini specialistiche volte ad aggredire il patrimonio illecitamente accumulato dai membri di un sodalizio mafioso presente in Val di Cembra.
Le investigazioni dei finanzieri, avviate nel 2018 su delega della Procura Distrettuale di Trento, si sono focalizzate sulla ricostruzione delle ramificazioni economiche della ‘ndrangheta insediatasi in provincia di Trento che, nel tempo, è riuscita ad infiltrarsi nell’economia legale, assumendo in primis il controllo di alcune aziende operanti nel Distretto del porfido e delle pietre trentine, per poi estendere i propri interessi anche in altri settori, strategici per la c.o., quali il trasporto merci, il noleggio di macchine e attrezzature edili, fino ad arrivare all’allevamento di bestiame.
La complessa ricostruzione delle reali consistenze patrimoniali riconducibili ai membri del sodalizio di tipo mafioso, ai loro familiari e ai vari prestanome, per un totale di 148 tra persone fisiche e giuridiche oggetto di screening investigativo, sono state condotte dai finanzieri trentini incrociando i dati:
- emergenti dalle indagini di polizia giudiziaria eseguite dai carabinieri della locale Sezione Anticrimine;
- raccolti, per il periodo dal 2010 all’anno corrente, dalle performanti banche dati specialistiche in uso al Corpo, quali Serpico (informazioni reddituali), Argo (informazioni societarie), Siva2 (informazioni sulle operazioni finanziarie sospette), CeTe (informazioni sulla disponibilità di beni di lusso), SDI (informazioni di polizia) e Siro3 (informazioni sulla c.o.),
attraverso l’applicativo MOLECOLA, data base investigativo sviluppato dalla Guardia di Finanza su input della D.N.A.A. (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo), che consente di processare tutte le informazioni raccolte al fine di far emergere le incoerenze patrimoniali riferibili agli indagati.
All’esito degli accertamenti specialistici delle Fiamme Gialle, la Procura Distrettuale di Trento ha emesso provvedimenti di sequestro finalizzati a “congelare” tutti i beni, conti correnti, aziende ed immobili per i quali è prevista la confisca diretta (beni che rappresentano il prodotto o il profitto del reato) o la confisca per sproporzione (beni di cui non si può giustificare la provenienza, dei quali si ha la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito o alla propria attività economica).
Oltre 40 finanzieri appartenenti al GICO del Nucleo P.E.F. di Trento, con la collaborazione di altri 40 militari in forza allo SCICO di Roma, al GICO del Nucleo P.E.F. di Reggio Calabria e ai Nuclei P.E.F. di Padova e Verona, hanno operato il sequestro dei beni nella effettiva disponibilità degli arrestati, per un controvalore stimato in oltre 5 milioni di euro.
In particolare, si tratta di:
- n. 06 società con sedi in provincia di Trento, dedite alla lavorazione del porfido, al noleggio di macchine e attrezzature edili, nonché al trasporto di merci;
- n. 03 società con sedi in provincia di Verona, dedite alla lavorazione del porfido, al deposito merci e all’allevamento;
- n. 01 società con sede a Padova, operante nel settore del trasporto merci;
- n. 04 società con sedi a Roma, dedite ad attività nel settore immobiliare, ai lavori stradali e al trasporto merci;
- n. 01 società con sede in provincia di Reggio Calabria, dedita al commercio di prodotti sul web;
- n. 07 immobili siti in Roma;
- n. 18 automezzi, fra i quali due Range Rover Velar, un Range Rover Discovery, una Mercedes Classe C Coupè, un Nissan Navara, una BMW Z4, nonché altre utilitarie e furgoni;
- n. 06 macchine da cantiere (pale meccaniche, ruspe, escavatori e muletti) ed altre attrezzature;
- n. 18 conti correnti.
Contestualmente i militari della Sezione Anticrimine di Trento del ROS dell’Arma dei Carabinieri, hanno eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti responsabili, nonché 5 fermi di indiziato di delitto, unitamente alla Polizia di Stato, di altrettanti indagati per associazione mafiosa sui quali sono state registrate, in fase di indagine, convergenze investigative che hanno quindi portato al coordinamento investigativo, sotto l’egida della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, tra le Procure della Repubblica di Reggio Calabria e Trento.
Le indagini patrimoniali dei finanzieri trentini confermano, ancora una volta, l’importanza dell’aggressione sistematica dei patrimoni illeciti della criminalità organizzata, fondamentale strumento di contrasto alle consorterie di tipo mafioso e riconosciuto baluardo della strategia diretta ad arginare le diverse forme della c.d. “criminalità da profitto”, che costituisce, oggi più che mai, un prioritario obiettivo dell’Autorità Giudiziaria e, in particolare, della Guardia di Finanza quale Corpo specializzato di polizia economico-finanziaria.