La Procura di Venezia ha disposto un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di 3 soggetti nei cui confronti sono emersi gravi indizi di colpevolezza per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato e auto-riciclaggio (rappresentanti legali delle 4 società coinvolte, di fatto inesistenti) finalizzato alla confisca per equivalente delle disponibilità finanziarie e di beni immobili (un edificio residenziale di tre piani e due terreni agricoli), sino a concorrenza di oltre 1,7 milioni di euro.
Provvedimento di sequestro che è stato eseguito sia presso gli istituti di credito che presso la SOGEI e che dopo l’esecuzione è stato convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Venezia.
L’attività, diretta alla Procura di Venezia e delegata alla Tenenza di Loreo, rappresenta l’epilogo di una complessa indagine originata dalla segnalazione della cd. Cabina di Regia per il coordinamento delle attività di contrasto alle frodi in materia di cessioni di crediti d’imposta.
Le indagini avrebbero permesso di individuare un meccanismo di frode attraverso il quale i presunti autori della truffa avrebbero fruito illecitamente della cessione dei crediti fiscali in materia di ristrutturazioni e riqualificazioni edilizie (cd “Ecobonus” e “Bonus Facciate”), ai sensi del Decreto Legge n. 34/2020 (“Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”).
Le indagini, oltre a consentire l’individuazione dei presunti ideatori della frode, avrebbe permesso di identificare un ulteriore soggetto, rappresentante legale di una società di capitali, a cui erano stati ceduti crediti fittizi per quasi 400.000 euro, nonché le società destinatarie dei flussi finanziari asseritamente maturati a fronte di lavori di ristrutturazione edilizia mai avvenuti.
La truffa ipotizzata sarebbe consistita nel richiedere crediti d’imposta fittizi collegati a lavori di ristrutturazione mai realizzati su immobili di proprietari ignari di tutto, situati in numerose province sul territorio italiano. Ottenuti i crediti richiesti, questi sarebbero stati ceduti a quattro società, spesso di nuova costituzione e create ad hoc, che avrebbero avuto la sede presso abitazioni civili e/o condomini siti in località differenti dal comune di residenza/domicilio dei rappresentanti legali. Tramite dette società, mediante operazioni finanziarie atte a ostacolare la ricostruzione dei flussi monetari, i crediti sarebbero stati commercializzati e monetizzati presso Poste Italiane Spa, per un valore complessivo di quasi 3,5 milioni di euro. Il denaro così ottenuto veniva utilizzato anche per l’acquisto di case auto e terreni.