TERNI: OPERAZIONE GRANDE MURAGLIA II

Guardia di finanza

SCOPERTA UNA INGENTISSIMA EVASIONE FISCALE PER OLTRE DICIASSETTE MILIONI DI EURO AI FINI IMPOSTE DIRETTE E INDIRETTE, POSTA IN ESSERE DA IMPRESE GESTITE DA CITTADINI DI ETNIA CINESE. DENUNCIATE 20 PERSONE ED ESEGUITI SEQUESTRI DI IMMOBILI, AUTOMOBILI DI LUSSO E CONTI CORRENTI PER IMPORTI MILIONARI.

 

Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Terni, coordinato dal Comando Provinciale, ha portato a termine una complessa attività di polizia tributaria nei confronti di n. 6 società aventi sede amministrativa e operativa in Terni, tutte gestite da cittadini di etnia cinese, ed operanti nel settore della produzione di articoli di abbigliamento, poi rivenduti ad una primaria azienda avente sede in Centro Italia.

Nello specifico le “Fiamme Gialle”, all’esito di un’approfondita analisi della copiosa documentazione contabile e fiscale acquisita, ed anche grazie ad attività di riscontro svolte su tutto il territorio nazionale, hanno individuato un articolato sistema di frode fiscale, finalizzato all’evasione delle imposte sui redditi e dell’I.V.A, posto in essere attraverso la creazione di una serie di aziende c.d. “apri e chiudi” (caratterizzate da un turn over nell’attività produttiva di durata biennale), intestate fittiziamente a prestanomi di etnia cinese, succedutesi nel tempo nei medesimi locali adibiti a laboratori/magazzini, mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, emesse da altre imprese sempre gestite da cittadini cinesi e con sede in provincia di Perugia, e nelle regioni Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, che – dopo aver emesso i predetti documenti fiscali – facevano perdere le proprie tracce, “dimenticando” di presentare le relative dichiarazioni ai fini fiscali. All’esito delle predette attività venivano eseguite nr. 5 verifiche fiscali e nr. 1 controllo fiscale nei confronti di 1 società di fatto e 5 ditte individuali, che permettevano di segnalare, in relazione alle annualità comprese tra il 2013 ed il 2017, alla competente Direzione Provinciale delle Entrate violazioni per oltre 16 milioni di euro in materia di imposte dirette e IRAP e per oltre 1.400.000 ai fini dell’IVA. Venivano deferiti alla locale Procura della Repubblica complessivamente 20 responsabili per complessivi 28 reati tributari. Nello specifico venivano denunciati: n. 8 soggetti per omesse dichiarazioni, n. 10 per dichiarazioni fraudolente mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e n. 10 responsabili per emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’operazione di servizio rappresenta la naturale conclusione delle attività di polizia giudiziaria poste in essere dalle Fiamme Gialle ternane, a partire dal mese di gennaio 2017, e che nel successivo mese di novembre 2017 avevano permesso di eseguire, nei confronti degli stessi soggetti di etnia cinese, un sequestro preventivo di beni finalizzato alla confisca “per equivalente” per un importo di oltre 2.100.000 euro, disposto dal competente GIP su richiesta del Procuratore Capo della Repubblica, dott. Alberto Liguori, e del Sostituto Procuratore, dott.ssa Camilla Coraggio, che avevano coordinato le indagini. Nell’ottica di assicurare il reale recupero dell’imposta evasa ai fini I.V.A. e II.DD., il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Terni e la Sezione di polizia giudiziaria – aliquota G. di F. – hanno sottoposto a sequestro numerosi conti correnti bancari, tre autovetture di lusso, oltre 90 sofisticati macchinari per la produzione di articoli di abbigliamento, due appartamenti ed un immobile adibito a magazzino/laboratorio siti nella zona industriale di Terni. L’operazione posta in essere conferma l’imprescindibile ruolo della Guardia di Finanza quale forza di polizia economico – finanziaria e baluardo contro le distorsioni del corretto funzionamento del sistema economico nazionale. Infatti, appare opportuno segnalare come le conseguenze del fenomeno rilevato non si limitino alla sola evasione fiscale, ma creino notevoli effetti distorsivi alla libera concorrenza e al corretto funzionamento del libero mercato. Le aziende oggetto dell’indagine, infatti, grazie al meccanismo fraudolento posto in essere, erano in grado di offrire prodotti ad un prezzo inferiore rispetto a quello praticato dalle aziende che operano nel rispetto della legalità e della normativa vigente.