VARESE: CONFISCA DI BENI ACQUISTATI GRAZIE A PROVENTI ILLECITI PROVENIENTI DA ATTIVITA’ DI SPACCIO DI STUPEFACENTI

La Polizia di Stato di Varese, attraverso investigatori della Divisione Anticrimine, ha eseguito un provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Milano – Sezione Autonoma Misure di Prevenzione, su proposta formulata congiuntamente dal Questore Carlo Mazza e dal Procuratore della Repubblica di Varese, nei confronti di un cittadino albanese, regolarmente residente nell’hinterland del capoluogo, ritenuto responsabile di radicata attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’uomo, infatti, già colpito da plurime condanne per spaccio di stupefacenti era stato tratto in arresto in data 12.06.2024 dalla Squadra Mobile in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dall’Autorità Giudiziaria di Varese.

Specializzato nello smercio di cocaina e hashish era il leader indiscusso di un’organizzazione criminale in grado rifornire il mercato di spaccio della provincia di Varese, altre province lombarde, arrivando fino all’Emilia.

Veniva definito il “Grande Capo” e vantava di avere, alle sue dipendenze, 67 affiliati.

Le indagini hanno fatto emergere un’autentica attività imprenditoriale con struttura piramidale e con un modus operandi ben definitoIl cittadino albanese si occupava di far entrare in Italia giovani connazionali che giungevano regolarmente per motivi turistici, potendo soggiornare fino a 90 giorni ogni 180 giorni nel territorio Schengen in regime di esenzione di visto.

I giovani selezionati venivano regolarmente assunti, ricevendo alloggio, autovetture intestate a fittizi proprietari, droga e cellulari e quindi impiegati nell’attività di spaccio.

Per evitare intercettazioni da parte delle forze dell’ordine, l’organizzazione aveva allestito un’apposita “sala operativa” all’interno di un appartamento, dove uno dei giovani, senza mai uscire di casa, riceveva tutte le richieste di droga da parte dei clienti esclusivamente via whatsapp, per poi inoltrarle, complete di indirizzi, ai pusher su strada tramite altre piattaforme social più anonime.

Veniva inoltre utilizzato un capannone in affitto dove venivano ricoverate le numerose auto utilizzate dai corrieri, la droga e le armi.

L’uomo, del tutto nullatenente, risultava risiedere con il suo nucleo familiare, all’interno di un’abitazione intestata al fratello, divenuto il suo braccio destro.

Grazie all’analisi dei flussi finanziari, è emerso che vari membri della famiglia beneficiavano degli indebiti guadagni provento di spaccio, fungendo da prestanome per le intestazioni di immobili.

L’illecita attività era schermata da un’attività commerciale, una pizzeria d’asporto gestita dal fratello, che forniva legali entrate, seppur esigue, anche al capo dell’organizzazione e alla madre.

E’ emerso che sui conti dei prestanome venivano registrati afflussi di denaro anomali, proprio in data antecedente alle acquisizioni di beni immobili o mobili registrati, consistenti in somme di denaro contante o bonifici da parte di familiari o terzi, senza una plausibile causale, che venivano utilizzati all’atto del perfezionamento delle compravendite.

Considerato il buon andamento degli affari, recentemente era stato acquistato anche un capannone intestato ai genitori, destinato a supportare logisticamente l’attività illecita dei figli, locale idoneo per la gestione ed il deposito dei beni del gruppo.

Nel computo dei beni sequestrati, oltre al suddetto capannone, figurano anche 2 ulteriori unità immobiliari, 4 rapporti bancari/finanziari e 1 autovettura.

L’intero patrimonio, in attesa della quantificazione da parte dell’amministratore giudiziario, al momento ha una stima approssimativa di oltre 300.000 euro.