Una superba Orchestra da Camera Accademia di Santa Sofia, nel suo crescente stato di grazia, incanta il pubblico dell’Auditorium Sant’Agostino di Benevento, con il bellissimo concerto dal titolo “Il Vento dell’Est” (il mondo slavo che irrompe nelle forme musicali europee tra ‘800 e ‘900), regalando una sublime interpretazione di un raffinatissimo programma scelto tra le musiche di Dvorak e Stravinskij.
E lo fa con l’impegno e la bravura che la contraddistingue, illuminando due altissime composizioni, tanto belle quanto particolarmente difficili e raramente eseguite, proprio per la loro estrema complessità, tale da spaventare esecutori meno audaci ed esperti.
Il memorabile concerto dell’Orchestra da Camera Accademia di Santa Sofia, di sabato scorso, 20 maggio, era l’ultima sua performance prevista per questa Stagione Concertistica 2023, sempre promossa da Accademia in fruttuosa sinergia con l’Università degli Studi del Sannio e il Conservatorio di Benevento, e sempre sotto la supervisione artistica di Filippo Zigante e Marcella Parziale, e con la consulenza scientifica di Marcello Rotili, Massimo Squillante e Aglaia McClintock.
L’Orchestra d’Archi di Accademia Santa Sofia, ispirata, compatta e coesa, sostenuta da maturo talento, sensibilità artistica e tecnica sopraffina, animata da un contagioso ed emozionante affiatamento, era composta, come sempre, da meravigliosi, eccezionali, virtuosi di caratura nazionale e internazionale: i Primi Violini: Riccardo Zamuner, Bianca Agostini, Elena Emelianova, Elena Nunziante; i Secondi Violini: Giacomo Mirra, Emanuele Procaccini, Alessandra Rigliari; le Viole: Francesco Solombrino, Martina Iacò; i Violoncelli: Danilo Squitieri, Alfredo Pirone; e il Contrabbasso: Gianluigi Pennino.
La brillante formazione cameristica, esordisce magnificamente, con i nove movimenti, uno più bello dell’altro, di Apollon Musagète (Apollo guida delle Muse) di Igor Stravinskij (1882-1971), una grandissima Sinfonia apprezzata in tutto il mondo, composta nel 1927, come Suite di danze, su richiesta della Library of Congress di Washington. È una partitura per balletto ispirato alla mitologia greca, dove il tema antico è rivisto attraverso il gusto francese del XVII secolo ed ulteriormente trasfigurato dalla rivoluzionaria personalità stravinskiana, che, amando il balletto, ne esalta, in ogni sublime passaggio, con soluzioni moderne, le caratteristiche più ammirate e ricercate, armonia, bellezza, disciplina e rigore.
È un crescendo di scoperta e gioia per il pubblico che, di movimento in movimento, tra largo, moderato, allegri e allegretti, lento, adagio, vivo, e largo tranquillo, viene trascinato in un vortice di emozioni e splendide invenzioni musicali, esaltanti e sorprendenti. Con l’Apoteosi finale, l’ultimo movimento, applausi scroscianti e complimenti riscaldano l’Auditorium, meteorologicamente immerso in una primavera autunnale.
Opportunità altrettanto rara e unica, ci viene offerta, poi, con l’esecuzione della stupenda Serenata per Archi in Mi maggiore Op.22 di Antonìn Dvořák (1841-1904). Composta a Praga, nel maggio 1875, in soli dodici giorni, la serenata, intrisa di gioia e felicità, è un omaggio alla tradizione musicale ceca e presenta una combinazione di elementi tradizionali folkloristici, come canti e melodie popolari, e influenze provenienti dal classicismo viennese, in particolare di Haydn, e dalla musica tedesca, di Brahms e di Wagner specialmente. Ricercando un linguaggio più spontaneo, Dvořák si ispira ai canti popolari e di osteria della sua terra, conservando molto dei linguaggi e del gusto della musica tradizionale ceca, fondendoli con maestria sinfonica e con un sapiente uso del colore orchestrale
L’ensemble straordinario, incarna perfettamente lo spirito della composizione, un gioiello, una delle opere per orchestra di Dvořák, più amate. Con impetuosa energia, misurata precisione, appassionante ascolto reciproco, coinvolgente complicità e sensibile empatia, ogni sezione dell’orchestra, coglie perfettamente ogni sfumatura, ogni vertiginosa o elegante dinamica, di un lavoro affascinante e ricco di ottimismo, che si sviluppa in cinque movimenti, che esprimono ognuno un diverso carattere: cantabile, il primo movimento; stile di valzer, il secondo; vena giocosa, il terzo; lirismo, il quarto; decisamente esuberante, il quinto. È una partitura potentemente organica e coerente, una magica tela di filigrana preziosa, dove Dvořák tra un movimento e l’altro, conserva e riprende frammenti di materiale melodico, spezzati e intrecciati come pregiati filamenti dorati, poi ricapitolati, magistralmente, nel finale e prima della conclusione, dove riafferma il bellissimo tema di apertura.
Un capolavoro che suscita ovazioni dal pubblico conquistato, che applaude un’esibizione mirabilmente complessa e per questo estremamente generosa da parte dei fantastici musicisti, che volano sulle corde, concentrati ma divertiti. Il suono è corposo, netto e pulito, l’amalgama è densa, accogliente e pittorica, ogni dettaglio cesellato. Scrosciano applausi e tanti Bravi! Gli artisti ringraziano e ritornano sul palco per un bis meritato e immancabile, lo stupefacente finale – allegro vivace, della Serenata di Dvořák.
Calorosi come sempre i saluti iniziali di Maria Buonaguro, Presidente Amici Accademia, e di Marcella Parziale, Direttrice Artistica, che presentando Il Vento dell’Est, hanno ricordato di come fosse l’ultimo concerto di Maggio, mentre il prossimo evento in cartellone nella Stagione Artistica 2023, promossa da Accademia di Santa Sofia con Università degli Studi del Sannio e Conservatorio di Benevento, sarà l’appuntamento del 9 Giugno alle ore 20.00, con il concerto “Salotto di Primo ‘900”, proprio con Marcella Parziale, contralto e Giuseppine Coni, pianoforte.