Inizierà domenica alle 18, presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il ‘World of Fashion’, evento organizzato per promuovere i talenti e mettere insieme diverse culture attraverso la moda, quest’anno alla sua 25esima edizione.
Roma – “Quando è nato questo progetto, l’idea era stata proprio quella di far dialogare i popoli attraverso i linguaggi della moda e delle arti, tanto che nell’ultima edizione siamo arrivati a raggruppare stilisti di ben 30 Paesi del mondo, selezionati e venuti appositamente qui”, ha detto Nino Graziano Luca, direttore artistico della manifestazione, parlando con l’agenzia Dire. Tutto questo con delle parole d’ordine imprescindibili: “L’etica e la sostenibilità per me e la mia squadra sono fondamentali- ha assicurato- perché crediamo che sia da lì che si riparte e che da lì si possa lavorare. In questi anni abbiamo avuto la gioia e il piacere di avere nel backstage del nostro evento israeliani e palestinesi che collaboravano insieme. Siriani e libanesi che interagivano. Laddove la politica ha difficoltà nel raggiungimento di certi risultati, l’arte, la moda, le sensibilità riescono”, ha concluso.
Il ‘World of Fashion’ diventa quindi “una vetrina di come ci si veste nel mondo- ha aggiunto il direttore artistico- perché, nonostante la globalizzazione, esiste una componente locale di abbigliamento anche nella contemporaneità. Ad esempio, in Cina, proprio in questi mesi, c’è uno stato un ritorno, tra i giovani, della moda che apparteneva al passato, della cultura loro personale”.
E proprio in Cina ha vissuto e lavorato per oltre vent’anni Nicola Brianza, imprenditore e docente di Economia sostenibile nel settore del Turismo che quest’anno verrà premiato durante il ‘World of Fashion’. “Ho avuto la fortuna di arrivare in Cina circa 20 anni fa, quando il Paese era in esplosione economica, con un boom incredibile e bastava poco per riuscire. Era una Cina che accettava le persone straniere. Oggi questa situazione è venuta meno e le difficoltà per gli stranieri che vivono in Cina sono più alte. La Cina che ho conosciuto io era progressista, oggi è più conservatrice”, ha raccontato l’imprenditore, anche lui ospite della Dire.
Brianza ha parlato di una vicinanza di usi e costumi tra Italia e Cina, anche in campi inaspettati come quello culinario. “Sono stato delegato dell’Accademia italiana di cucina per il territorio cinese e dal punto di vista culinario ho trovato similitudini incredibili. Il bao, ad esempio, è molto simile al nostro raviolo”.
La Cina è anche uno dei mercati su cui puntare per la promozione e la diffusione del made in Italy, cercando di raggiungere risultati più ambiziosi di quelli attuali: “L’Italia ha un problema di made in Italy ed esportazione. Nonostante abbiamo dei brand così forti- ha osservato Brianza- Siamo l’ottavo, forse settimo paese di esportazione di vino in Cina, superati anche dal Cile e dall’Australia”.
Brianza ha poi toccato il tema della sostenibilità e della transizione ecologica, prendendo ad esempio il paradosso di una città cinese con i mezzi pubblici completamente elettrici ma le cui batterie vengono prodotte in un’altra città a 80 km di distanza, che funziona a carbone. Anche in Italia, per Brianza, “il problema è dal punto di vista delle infrastrutture e di adeguamento urbanistico. Vanno benissimo le macchine elettriche, è fattibilissimo, ma il problema è dove ricarichiamo le auto, da dove arriva il litio”. In ogni caso ciò che lascia ben sperare, ha concluso Brianza, è che “da un punto di vista della voglia di diventare green, la nuova generazione è proiettata verso quell’obiettivo”.