Inarrestabile nel suo lavoro di ricerca, Ester Rizzo – da sempre impegnata in difesa dei diritti e nel recupero della memoria delle donne, e già autrice di “Camicette bianche” (10.000 copie vedute), “Le mille”, “Donne disobbedienti” e “Le ricamatrici” – torna alle stampe con “Il labirinto delle donne perdute”, in uscita nazionale il 7 ottobre. Un saggio appassionato dedicato a tutte le donne “perdute” nei secoli, cancellate dalla Storia, punite con la damnatio memoriae.
Nelle quattro sezioni di questo “labirinto” – vittime di oblio, di violenza, di “onor perduto”, di pregiudizio – si incontrano milioni di donne, e in molti casi si scoprono, grazie all’attenzione dell’Autrice per l’odonomastica e la toponomastica, quali luoghi, strade o memoriali conservano una seppur debole traccia della loro esistenza.
Dalle pacifiste toscane della prima guerra mondiale alle pescatrici delle Eolie, dalle donne della Rivoluzione francese con i loro cahiers de doleance a Gertrude Bell, madre dell’Iraq, passando per le centinaia di “streghe” crudelmente uccise nell’Europa dell’Era Moderna
Donne cancellate perché oltraggiate dagli stupri commessi dai soldati di tutti gli eserciti, dai vincitori e dai vinti: dalle “mutilate morali” della Prima guerra mondiale alle vittime delle cosiddette marocchinate della Seconda; donne “perdute” perché “senza più onore”, come le prostitute dei Casini di Guerra, le Veneri Vaganti e le “Puttane antifasciste”.
Storie di donne assai diverse tra loro, a volte a noi vicine nello spazio e nel tempo, a volte lontanissime, ma tutte accomunate da un unico fil rouge, quello di essere state “divorate” – come scrive l’Autrice in estrema sintesi – “nei buchi neri dell’oblio, della violenza, della perdita dell’onore, del pregiudizio”. Un lavoro di ricerca che è stato condotto ricorrendo spesso a fonti non tradizionali: gli archivi di Polizia, quelli dei Tribunali, le carte dei manicomi e dei conventi, gli archivi di famiglia, gli epistolari privati.
Tra le storie narrate particolare attenzione è stata riservata alla realtà delle donne cinesi, spesso private della vita subito dopo la nascita perché indesiderate, e all’attualissima condizione delle afghane, dopo il ritorno al potere dei talebani, nonché al racconto inedito delle “marocchinate siciliane”.
“Un grande lavoro è stato fatto in questi anni per portare alla luce vittime del pregiudizio, della ragion di stato, dei regimi, dello strapotere delle chiese, della colpevole ricerca del capro espiatorio, storie di donne che hanno osato “reclamare libertà e autonomia” – sottolinea nella prefazione al testo Marinella Fiume, tra le principali studiose della storia femminile – Qualcosa si muove, dunque, e si muove grazie a studiose e divulgatrici come Ester Rizzo che “caparbiamente” si affanna a cercare e mettere insieme, mattone dopo mattone, ricerche e studi per fare uscire le donne dall’esclusione e dal silenzio della storia,un silenzio che è stato per molti anni assordante e intenzionale e che solo da pochi anni esce infine dalle aule delle Accademie per parlare a tutti e diventare coscienza collettiva. Perché la radice di tutti i problemi che affliggono ancora oggi le donne è una sola: “l’invisibilità”. A partire dai libri di storia.[…] Per questo salvare il salvabile è per noi donne un’impresa che ha a che fare con la sfera etica, un valore da trasmettere alle generazioni future”