Si chiamano tecnicamente “basse” e si differenziano da quelle “alte”, rocciose e frastagliate, perché hanno spiagge sabbiose o ghiaiose: sono le coste dalle quali la Sicilia e la Calabria si guardano, attraverso un lembo di mare, lo Stretto di Messina e traguardano l’Africa e l’Europa.
La Sicilia con il nastro dei suoi litorali sabbiosi che pare non finire mai e la Calabria la regione con la maggior superficie di spiagge, il 20 per cento di quella nazionale, due regioni storicamente contraddistinte dalle ininterrotte relazioni tra le due sponde e dalle interconnessioni alla scala ecologica, morfologica e sociale.
“Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni. (…) Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia”. (“Un poeta di lingua morta. Pensieri e discorsi” – Pascoli 1914)
Una poesia che già Pascoli percepiva come “potenza nascosta”. Attraverso lo Stretto, il progetto Mediterranei Invisibili, giunto alla quarta edizione, prosegue nel suo percorso di avvicinamento alla “potenza nascosta”, al carattere celato del territorio.
Ideato e messo a punto da Alfonso Femia, “Mediterranei Invisibili – Viaggio sullo Stretto” è nato per raccontare i luoghi attraverso dialoghi e testimonianze che consentono di superare la percezione superficiale per far emergere identità e proiezioni nel futuro.
A distanza di quattro anni dal primo appuntamento, le ambizioni sono maturate: al desiderio di conoscere e rivelare “l’invisibile”, si è aggiunta la volontà di contribuire a una trasformazione che significhi affrancarsi dai paradigmi del passato per crescere e svilupparsi come parte importante dell’Italia e del Mediterraneo tutto.
Il progetto prende le distanze, pur senza negarle, dalle tre grandi questioni che sono state e sono tuttora la cifradescrittiva di tutto il Sud: la sua rovina dopo l’unificazione d’Italia, l’arrogante Nord che ha colonizzato il fragile meridione e, non ultimo, la geografia nella sua declinazione più negativa che ha stigmatizzato il Sud come terra lontana e arida.
Il Sud è oggi (anche) soprattutto altro.
All’immagine stereotipata si deve sostituire una nuova mappa di conciliazione tra le scale micro e macro territoriali, che ridisegni i confini ambientali e infrastrutturali, evidenzi le lacune e ponga le basi per un progetto di politica urbana e rurale.
I punti di riferimento nella mappa sono l’abitare, il riuso delle principali funzioni pubbliche, a partire dalle scuole,la trama infrastrutturale e l’ambiente (verde e acqua), il patrimonio artigianale e produttivo.
Indagare le relazioni tra costa e costa, attraverso questi elementi, contribuisce a individuare sia le fragilità, sia le potenzialità e a porre le basi per uno Stretto non più invisibile, uno Stretto internazionale dove Messina e ReggioCalabria siano, alla stregua di Barcellona e Marsiglia, centri nevralgici del Mediterraneo.