Nell’anno delle Radici italiane del mondo, 46 borghi siciliani aprono le porte di centinaia di tesori nascosti

PALERMO –  Si potrà ascoltare un concerto in un eremo al tramonto o visitare una cava di marmo e scendere con gli speleologi in una grotta piena di stalagmiti; imparare a cucinare un dolce tradizionale con le donne del borgo, fare yoga con le mucche; perdersi tra merletti di stucco, bassorilievi delicati, castelli arabi e torri fortificate; andar per laghetti, per sentieri, seguire un’ex ferrovia o raggiungere una misteriosa città sicana sulla vetta; contare quanti borghi possiedono un rabat arabo e quanti un castello federiciano; salire su una barca e perdersi tra due mari, camminare sulla Via Francigena, capire che i terreni tolti alla mafia possono richiamare i giovani nell’Isola.

E soprattutto scoprire i luoghi e le tradizioni che sono testimoni dell’emigrazione in Sicilia: musei, conventi, artigiani, luoghi di memoria che gettano un ponte con gli 8 milioni di siculo-discendenti sparsi per il mondo. E siccome il cibo è  una delle memorie più salde e preziose, si potranno assaggiare ovunque i cibi della tradizione, scoprendo che il cucciddato è un dolce di Natale di Prizzi, che ‘mbriulata durava settimane nelle bisacce dei contadini di Sutera, che la pasta antica non è salata ma è un dolce squisito di Montelepre, che le dame ebbero dedicate corone dolci, che lo sfincione cucinato insieme è più buono. E ovunque si potranno seguire laboratori gastronomici, partecipare a percorsi per i vicoli, ripercorrere le proprie radici.

Perché la Sicilia si scopre mettendo in campo tutti e cinque i sensi, nessuno escluso. Quest’anno il festival Borghi dei Tesori non solo anticipa la sua quarta edizione alla primavera, stagione in cui ognuno di questi 46 piccoli comuni è un tripudio e di natura, fiori, sagre, feste; ma si lega con forza all’Anno del Turismo delle radici, progetto del Ministero degli Esteri attraverso la sua antenna territoriale, Italea Sicilia, guidata da Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori.

 

Il nome Italea richiama il termine botanico talea, con cui si indica la parte di una pianta che, staccata dalla madre, genera una nuova pianta. Gli emigrati dalla Sicilia sono tante talee sparse per il mondo, e l’Isola è la pianta madre. E allora quale miglior gadget del progetto che fogli di carta biodegradabili che racchiudono semi scelti con la consulenza dell’Orto Botanico, il magnifico giardino scientifico dell’Università di Palermo, scrigno di biodiversità che l’anno prossimo compirà 230 anni e che è partner del progetto? Basterà mettere la carta sul terreno, innaffiare, e fioriranno le essenze dei borghi.

 

Borghi dei Tesori Roots Festival è quindi parte quest’anno del progetto Italea Sicilia, che sceglie come testimonial uno dei volti più amati tra le comunità di italiani all’estero: Sasà Salvaggio con la sua simpatia e “insularità” spassionata, aprirà virtualmente le braccia di questa Sicilia accogliente e autentica, rilanciando le esperienze del Festival sui suoi canali digitali seguitissimi in tutto il mondo da migliaia di siculo-discendenti. “E’ un bel riconoscimento per il lavoro che faccio già io nel mondo – dice Sasà – Ormai sono un ponte tra la Sicilia e i siciliani che vivono all’estero. E tra loro trovo cose che qui abbiamo dimenticato. Dobbiamo essere legati alle nostre radici”.

 

Durante i tre weekend del Borghi dei Tesori Roots Festival si potrà fare tanto, tantissimo: dal 10 al 26 maggio, i venerdì dedicati soprattutto alle scuole, sabato e domenica per tutti. L’attesa è tanta, appena il programma è stato pubblicato sui social ha ricevuto migliaia di condivisioni e richieste di informazioni: 46 borghi  sparsi come tessere di un unico mosaico siciliano, circa 500 tra siti, passeggiate ed esperienze e molti giovani coinvolti per raccontare una Sicilia del tutto sconosciuta che va dalle Madonie ai Nebrodi, dai Sicani agli Iblei, da una punta all’altra dell’Isola.

L’anno scorso, per la sua terza edizione, il festival ha accolto oltre 12mila partecipanti. e quasi tutti hanno visitato più Comuni, con i più conosciuti e rodati a fare da catalizzatore per gli altri. Borghi dei Tesori Roots Fest è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni e con l’Ufficio Scolastico Regionale, ed è sostenuto da IGT e dalla Fondazione Sicilia.

 

I borghi di questa edizione 2024 – coordinata da Michele Ruvolo con Giovanna Cirino, Marco Coico, Alessandra Fabretti, Alida Fragale – rappresentano tutte e nove le province siciliane: sono Alcara Li Fusi, Balestrate, Baucina, Bisacquino, Bompietro, Buccheri, Burgio, Calascibetta, Calatafimi Segesta, Caltabellotta, Cammarata, Camporeale, Centuripe, Cassaro, Chiusa Sclafani, Ciminna, Collesano, Contessa Entellina, Custonaci, Delia, Frazzanò, Gangi, Geraci Siculo, Giarratana, Giuliana, Isnello, Licodia Eubea, Mirto, Montelepre, Monterosso Almo, Montevago, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Pettineo, Piedimonte Etneo, Pollina, Portopalo di Capo Passero, Prizzi, Sambuca di Sicilia, San Piero Patti, Santo Stefano Quisquina, Siculiana, Sutera, Trappeto, Valledolmo, Vallelunga Pratameno

 

Tre weekend secondo la formula rodata delle Vie dei Tesori: i borghi apriranno e animeranno i “tesori di famiglia”. E siccome anche il gusto è un’arma di conoscenza, praticamente ogni comune ha pescato nelle sue tradizioni culinarie più autentiche per cucire esperienze, showcooking, degustazioni, visite a vigneti, caseifici, uliveti, persino pasticcerie e macellerie. Informazioni, schede e curiosità su www.leviedeitesori.com, come anche ogni altra informazione sul festival. Un portale sempre nuovo, aggiornato quotidianamente, da consultare con attenzione per costruire il proprio itinerario.

 

Nei borghi, il coinvolgimento dei giovani fa parte del processo di rigenerazione sociale e di riappropriazione identitaria che Le Vie dei Tesori conduce insieme con i Comuni e con l’Ufficio Scolastico Regionale per far riscoprire uno straordinario patrimonio nascosto, favorire la nascita di nuovi itinerari turistici, contrastare processi di spopolamento.

 

“Quello dei borghi – dice Laura Anello, presidente delle Vie dei Tesori – è il nostro progetto più sfidante, quello di fare del patrimonio di questi piccoli comuni la leva per invertire la rotta dello spopolamento, valorizzando luoghi e itinerari straordinari con il contributo dei giovani. A partire da questa nostra esperienza ci siamo candidati con successo a rappresentare il progetto Italea in Sicilia. Ci piace pensare che i discendenti degli emigrati, che rappresentano uno straordinario potenziale turistico ed economico per i luoghi d’origine, possano aiutare i giovani di oggi a non emigrare più per necessità”.

 

““Il nostro Orto Botanico che è scrigno prezioso del mondo vegetale, con piante arrivate da ogni angolo del pianeta – dice il rettore Massimo Midiri, affiancato dal presidente del Sistema museale d’Ateneo, Michelangelo Gruttadauria – adesso viaggerà nel mondo per fare conoscere il suo straordinario patrimonio di biodiversità. L’Universitá di Palermo aderisce così al progetto Italea Sicilia, l’antenna territoriale del ministero degli Esteri, per fare arrivare i fiori dei campi siciliani ai discendenti degli emigrati sparsi nel mondo, sperando che vengano presto a sentirne il profumo nella loro terra di origine, scoprendo una terra che è cambiata dai tempi dei loro avi, una terra capace di sviluppo e innovazione da cui speriamo si emigri sempre meno”.

 

“La Fondazione Sicilia aderisce con convinzione a un’iniziativa come questa – commenta il presidente  Raffaele Bonsignore – che rafforza i legami tra i territori e le culture attraverso le radici e la riappropriazione dei luoghi. Da sempre, la Fondazione Sicilia  ha messo al primo posto la promozione dell’isola in ogni sua declinazione, anche con interventi di rivalutazione e rigenerazione di borghi a rischio di spopolamento. È indispensabile che questi piccoli centri, unici al mondo, diventino anche un’occasione di lavoro per i tanti giovani che non dovranno più, speriamo presto, essere obbligati a lasciare la propria terra. In questo senso il turismo delle radici può e deve aprire nuove strade”.

 

“Questo virtuoso progetto – dichiara Enrica Ronchini, responsabile Relazioni Esterne di IGT – prevede, oltre alla mappatura e digitalizzazione dei siti culturali, anche la formazione di giovani delle comunità locali che saranno preparati a conoscere e raccontare la propria terra, anche attraverso strumenti digitali. Formazione dei giovani, valorizzazione del patrimonio storico-artistico italiano e innovazione tecnologica sono i cardini del nostro impegno verso la comunità che si concretizzano pienamente nel Borghi dei Tesori Roots Fest, permettendoci di condividere i valori che ci guidano e ci legano alle radici del Paese”. 

 

Anna Prizzi per USR (Ufficio Scolastico Regionale) ha sottolineato “il grande lavoro condotto con i ragazzi è bellissimo: con lo storytelling riescono a raccontare all’esterno, luoghi, valori, testimonianze. Potrà essere il loro lavoro del futuro con la consapevolezza di appartenere ad un territorio che ha delle prospettive future”.

 

Le Vie dei Tesori ha messo a disposizione dei festival dei Borghi l’efficienza di una rete già consolidata e l’esperienza organizzativa: anche Borghi dei Tesori Roots Fest è una rassegna smart e digitale, con un unico coupon valido per le visite in tutti i luoghi – una media di cinque siti per ciascun borgo, senza contare esperienze e passeggiate che richiedono un coupon dedicato – che apriranno le porte. Come nel Festival delle città, un coupon da 18 euro varrà per 10 visite, un coupon da 10 euro per 4 visite; passeggiate ed esperienze avranno coupon a parte e si consiglia fortemente la prenotazione, soprattutto per le degustazioni. I coupon saranno disponibili sulla piattaforma delle Vie dei Tesori e in un infopoint in ciascun borgo.

 

I BORGHI DEL FESTIVAL

Eccoli quindi i borghi, e ognuno sarà un’esperienza: ci sono anche dieci new entry: Cammarata, Cassaro, Ciminna, Delia, Giarratana, Montelepre, Pettineo, Siculiana, Trappeto e Valledolmo.

L’elenco è folto, diverse adesioni in più rispetto alla scorsa edizione: si inizia dall’ Agrigentino con Burgio, Caltabellotta, Cammarata, Montevago, Sambuca di Sicilia, Santo Stefano Quisquina, Siculiana; nel Nisseno, partecipano al festival Delia, Sutera, Vallelunga Pratameno, e nel Catanese, Licodia Eubea e Piedimonte Etneo; nell’Ennese, si salirà a Calascibetta e a Centuripe. Sui Nebrodi, o comunque nel Messinese, i più piccini,  Alcara Li Fusi, Frazzanò, Mirto, Pettineo, San Piero Patti. Folto il drappello del Palermitano: Balestrate, Baucina, Bisacquino, Bompietro, Camporeale, Contessa Entellina, Chiusa Sclafani, Ciminna, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Giuliana,  Isnello, Montelepre, Petralia Soprana e Petralia Sottana, Pollina, Prizzi, Valledolmo e Trappeto. Chiudono il Ragusano con Giarratana e Monterosso Almo; Siracusa, con Buccheri, Cassaro e Portopalo di Capo Passero; e Trapani con Calatafimi Segesta e Custonaci.

 

Visitare tutto sarà impossibile – ma ci si può sempre provare -, anche se  è meglio che resti sempre qualcosa da vedere, per ritornare, approfondire, scoprire magari i borghi vicini, il bosco nascosto, la sorgente o l’artigiano.