Nelle qualificazioni degli US Open il 39enne senese ha giocato la sua ultima partita nel circuito: “Ho sempre amato New York, penso sia un buon posto dove fermarsi. Non posso chiedere di più, ho trasformato la mia passione in un lavoro e ora desidero condividerla con altre persone”…
Il match di secondo turno delle qualificazioni degli US Open – perso 64 63 con il francese Maxime Janvier – è stato l’ultimo giocato nel circuito da Paolo Lorenzi. Come aveva fatto intendere nei mesi scorsi, ha deciso di lasciare il tour il 39enne senese, noto tra i colleghi e al pubblico per la sua instancabile etica del lavoro e il suo comportamento amichevole, sempre disponibile verso tutti.
“Niente più tennis professionistico. Questo è quello che pensavo: finire a New York. Ho sempre amato New York, quindi penso che sia un buon posto dove fermarsi – ha confermato Lorenzi ad ATPTour.com – E’ stato tutto più difficile e ho avuto qualche infortunio all’inizio dell’anno, quindi sapevo che il mio corpo non era più come prima. Devi sapere quando è il momento di ritirarsi”.
Lo spirito da lottatore non ha lasciato il veterano azzurro neppure nell’ultima partita, dove nel game conclusivo ha salvato tre match point e ha guadagnato una palla-break per poter tornare al servizio sul 4-5, prima di dover alzare bandiera bianca. “Mi sono sempre impegnato a finire ogni partita provando ogni possibilità e a dare il massimo in ogni momento del match. E vorrei poter essere ricordato per questo“, ha aggiunto Paolo, che poi ha trascorso un paio d’ore a chiacchierare con alcuni amici presenti a pochi passi dal campo.
Gli US Open sono stati un torneo speciale per Lorenzi, che ora risiede in Florida. Ha perso infatti le sue prime 13 partite nel tabellone principale prima di riuscire a vincerne una a Flushing Meadows nel 2014, ma poi i suoi tre migliori risultati a livello Slam sono arrivati proprio nella Grande Mela, dove ha raggiunto gli ottavi nel 2017 e il terzo turno in altre due occasioni.
“Ogni volta che sono qui, sono felice, ecco perché ho scelto New York per ritirarmi. È strano. Certo che so che una parte della mia vita è finita, sicuramente la parte migliore. Sono stato fortunato: la mia passione era il mio lavoro, quindi non posso chiedere di più”, ha spiegato Lorenzi, che vanta un best ranking al numero 33 ATP, raggiunto a 35 anni. “Ma la mia felicità deriva anche dal fatto che ho sempre continuato a fare il possibile per migliorarmi. Da quando ero giovane, ho cercato di essere un tennista professionista. E ci sono riuscito”.
Paolo non è entrato nella Top 100 ATP fino all’età di 27 anni, però nel 2016 è diventato il giocatore più anziano a conquistare per la prima volta un titolo nel circuito maggiore (dal 1990) quando a 34 anni ha trionfato a Kitzbühel.
Lorenzi ha anche vinto 421 partite dell’ATP Challenger Tour e 21 titoli in quella categoria, rispettivamente secondo (-2 vittorie dal record assoluto che appartiene ad un altro evergreen della racchetta, lo spagnolo Ruben Ramirez Hidalgo) e terzo di tutti i tempi.
Spegnerà 40 candeline a dicembre Lorenzi, che ha intenzione di rimanere nel tennis. Dopo aver collaborato con Sky durante Wimbledon, intervistando personaggi del calibro di Roger Federer (suo coetaneo), svolgerà un ruolo simile in novembre a Torino alle Nitto ATP Finals.
Ma nella sua mente c’è anche l’idea di poter fare l’allenatore in futuro. “Desidero condividere la mia passione con tutte le altre persone. Spero che funzionerà. Ho cercato di essere concentrato fino a New York, perché il mio obiettivo era provare a giocare il mio miglior tennis – ha concluso ‘Paolino’, amatissimo da chi segue lo sport -. D’ora in poi mi dedicherò a fare qualcos’altro“.