Carsten Spohr, amministratore delegato della Lufthansa, in una conferenza stampa sullo schianto dell’Airbus A320 fatto precipitare dal co-pilota, ha detto: "Ho la fiducia più totale e completa nei nostri piloti, che rimangono e sono i migliori al mondo. Fanno parte integrante del nostro marchio e per me quello che è accaduto è veramente una cosa tragica e impensabile". Non si può dire che l’ad della compagnia aerea tedesca sia un tipo modesto e non-determinato (“sono i migliori al mondo”). Ci viene in mente: oste, com’e’ il vino della tua trattoria? Buono! Nonchè (quando la leva militare era obbligatoria): com’è il rancio? Ottimo e abbondante, colonnello. Con la differenza che qui non stiamo parlando di avventori di trattoria o coscritti nolenti, ma di vite umane che oggi non sono piu’ tali. Situazione a cui farebbe meno male il silenzio. Si sa i tedeschi hanno la nomea di essere tutti d’un pezzo, indistruttibili e infallibili. Ce lo ricordano nella pubblicità dei loro autoveicoli, nella leadership della Ue, nei miti degli elettrodomestici cosiddetti bianchi e, quando proprio non si riesce più a stargli dietro (come nel secolo scorso), si è dovuto mobilitare tutto il mondo per farli zittire e tornare a ragioni più miti. Ma da qui a far propaganda sulla propria qualità e forza basandosi sulla pelle di chi è morto in un loro aereo che è schiantato, e pare per colpa di un loro pilota… è un po’ tragico. Il nostro ad può continuare pure a recitare la sua parte di inossidabile, sperando che gli utenti dei loro servizi di trasporto non siano presi da paure e timori, ma non si illuda più di tanto. E’ il mercato, caro Spohr, e tu lo sai, visto ciò che goffamente dici oggi. Ma è bene essere informati che il mercato, nella sua implacabilità, è in grado di capire anche quando qualcuno dice castronerie inopportune, squallide e tragiche. I consumatori e gli utenti sono fatti così. Umorali. Ma non solo per farsi convincere dalla mascolinità di certe affermazioni che dovrebbero (secondo la visione puerile del nostro ad) incutere loro certezze, ma soprattutto per capire a chi dare la propria fiducia, anche e soprattutto in situazioni come quella dell’aereo caduto, dove -a nostro avviso- conta più l’umanità che il business.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc