Sarà capitato a diversi di incappare in un qualche talk-show televisivo o servizio di coda di qualche tg in cui si parla di quello che viene chiamato scontro di civiltà tra cristiani (essenzialmente cattolici nella fattispecie italiana) e musulmani. Spettacoli in cui i sostenitori di questi scontri si presentano anche come strenui difensori delle nostre tradizioni. In genere, il contesto di questi confronti è la scuola: presepi negati, canti natalizi negati, benedizioni negate, divieto di visitare mostre d’arte con prevalente tema cristiano, etc. tutte fatte da dirigenti scolastici che temerebbero -senza divieto- di turbare gli animi dei non-cristiani. Spettacoli in cui vengono chiamati anche coloro che non sono proprio d’accordo con questo clima di scontro tra religioni. E quindi -tendenzialmente- un civile confronto. Tendenzialmente, per l’appunto. Perchè, a parte la possibile faziosità del giornalista/conduttore, in genere si trasformano in una rissa di difficile percezione anche da parte del più attento e interessato telespettatore. Quindi, se c’era una labile possibilità che il nostro telespettatore potesse maturare o cambiare opinione per l’occasione, è decisamente raro che accada, restando ognuno con la propria opinione, ammesso che l’avesse. Ci interessa analizzare i fatti in sè, nonchè lo strumento. Fatti in sè. Tranne rare eccezioni, si tratta di fatti esagerati e strumentalizzati dai fautori dello scontro di civiltà e della difesa delle tradizioni. Non solo, ma spesso sono vere e proprie menzogne messe su ad arte, e gonfiate grazie a una qualche entratura giornalistica che amplifica il tutto. Per esempio: Rozzano (Mi): il preside avrebbe negato i festeggiamenti natalizi, ma in realtà aveva negato l’insegnamento di canti religiosi durante l’ora di mensa; Firenze: vietato andare a vedere la mostra di arte religiosa, ma in realtà era solo slittata l’organizzazione delle uscite culturali degli studenti; Pietrasanta (Lu): vietato fare il presepe nel nido perchè offende i non-cristiani, ma in realtà dirigenti e genitori non l’avevano ritenuto opportuno per motivi di sicurezza: bambini molto piccoli che camminano anche gattonando e che mettono in bocca tutto cio’ che gli capita, incluse statuine e muschio. Quindi, fatti travisati ad arte per creare il caso e scatenare l’amplificatore mediatico che, ad avviso degli scatenatori, dovrebbe servire a dare loro maggiori ragioni e considerazioni. Lo strumento. I media: essenzialmente tv, ma in buona parte anche cartacei. Quando ci sono questi talk-show, se talvolta emerge la bufala del fatto in se’, i sostenitori dello scontro di civilta’ fanno finta di non sentire e procedono nella propria opera (classico, in tv, è il “sì, però…” e proseguono come se i fatti fossero ancora quelli non smentiti un attimo prima, meglio se alzando la voce e frapponendosi/interrompendo quella di altri). Un contesto in cui, quando ci sono interviste ai presunti offesi (musulmani), questi ultimi non si lamentano mai di vivere in un Paese in cui i cristiani manifestano la propria fede, ma si lamentano del fatto che queste manifestazioni di opposizione contro chi li avrebbe difesi, accentuando sempre il tutto, alimentando pregiudizi, diffidenze, chiusure, fino ad alcuni episodi di violenza civica. Ad ascoltare questi talk-show e leggere questi giornali, ci siamo fatti un’idea che rafforza una nostra gia’ consolidata opinione: con la scusa della difesa dei valori e dello scontro di religioni, viene manifestata la non-accettazione che la religione cattolica non sia piu’ religione di Stato da alcuni decenni (3). Tutti i metodi e le occasioni, anche se violano in modo evidente le leggi, vengono spacciati come legittimi. Cos’altro sarebbe, se non violazione di legge, pretendere -per esempio- che canti religiosi siano insegnati fuori della specifica ora di didattica (l’ora di religione). E perche’ gridare allo scandalo quando in una scuola non viene fatto il presepe (come accade nella maggioranza di tutte le scuole), visto che questa e’ una libera decisione dei dirigenti, liberta’ (anche di farlo, ma che e’ altro da un obbligo) che gli viene riconosciuta dal regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche. Quello che ci preoccupa, ovviamente, non e’ che i fautori di una evangelizzazione -pur deprecando la pretesa di farlo col bastone della legge e la violenza delle urla- abbiano voglia di esser tali, ma che questo, grazie ad un ingiustificato rilievo mediatico della tv di Stato (i privati facciano cio’ che vogliono), si usino i soldi dei contribuenti per alimentare disagio, non-informazione, odio religioso e razziale (un buon motivo per confermare il nostro convincimento che non dovrebbe esistere un tv di Statro… ma questo è un altro discorso. In sintesi. Ci si vuol far credere che i musulmani siano un problema, quando invece il problema è la mancanza di rispetto delle leggi da parte di chi accusa di non rispetto delle tradizioni coloro che applicano e vivono le leggi. E, non potendolo fare contro chi -cattolico/cristiano- non vive la religiosità come loro, oppure contro chi non ha un approccio ieologico alla vita sociale e civica, hanno trovato il capro espiatorio (il musulmano) da strumentalizzare ai loro fini.
Crediamo che medesima valutazione possa essere fatta anche in termini politici, rispetto a quanto sta accadendo nel mondo a opera di coloro che spacciano la loro sete di potere come religiosità. E altrettanta valutazione -per chiudere questa nota con un sorriso- possa essere fatta per coloro che, contro la globalizzazione economica, culturale, sociale e politica, usano la differenza religiosa presunta inquinante della loro beata purezza. L’abbiamo letta l’altro giorno sul quotidiano Milano-Finanza: le statue del presepe le fanno in Cina, il muschio viene dalla Finlandia e le lucine sono made in Taiwan. Giù le mani dalle nostre tradizioni…..
Vincenzo Donvito, presidente Aduc