La recita teatrale della minaccia di epurazione dei dirigenti del ministero dell’Economia, fatta da Rocco Casalino, portavoce del premier Giuseppe Conte, la rappresentiamo così:
- a) gli argomenti della commedia, che sono il reddito di cittadina, il consenso elettorale e le elezioni europee;
- b) gli attori, che sono Luigi Di Maio, Rocco Casalino e Giuseppe Conte nel ruolo di comparsa;
- c) il regista, che lo lasciamo alla fantasia dei lettori;
- d) il pubblico, che sono gli elettori del M5S in attesa del reddito di cittadinanza, cioè 780 euro netti al mese.
L’antefatto:
1) sono le promesse elettorali del M5S, in particolare il reddito di cittadinanza;
2) le difficoltà di reperire i fondi necessari, cioè 17 miliardi l’anno per il M5S, ovvero, 35 miliardi l’anno secondo le stime del presidente dell’Inps, Tito Boeri;
3) il consenso elettorale in diminuzione, come riferiscono i sondaggi;
4) le elezioni europee del prossimo anno.
Atto primo
Entra in scena Luigi Di Maio, vice premier, che, battendo il piede sul palcoscenico, con tono perentorio afferma: “pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento, trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare.”
Il pubblico applaude.
I soldi, però, non ci sono, il reddito di cittadinanza è l’obiettivo principale del M5S, per il quale ha ottenuto milioni di voti, specialmente nel Sud Italia, e le mancate promesse farebbero crollare i consensi alle prossime elezioni europee. Dunque, occorre trovare un capro espiatorio e Di Maio lo ha individuato nel ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che non vuole trovare i soldi.
Il ministro Tria resiste alle richieste, conscio che l’1,6% di deficit non è un numero casuale ma serve a diminuire dello 0,1% il debito, il minimo, considerato che il nostro Paese ha 2.300 miliardi di debito e un asfittico 1,2% di crescita.
Di Maio non può insistere con Tria, sfiduciandolo, perché si arriverebbe a una crisi istituzionale.
Occorre trovare un altro capro espiatorio.
Inizia il secondo atto.
Entra in scena Rocco Casalino, che al centro del palcoscenico e con un megafono grida: “O ci trovano 10 miliardi per il reddito di cittadinanza o ci dedicheremo nel 2019 a far fuori i pezzi di merda del ministero dell’Economia”.
Ecco trovato il nuovo capro espiatorio: i dirigenti del ministero dell’Economia.
Scrosciante applauso del pubblico.
Appena sullo sfondo si sente la voce del premier Giuseppe Conte, che sibila: “Confermo piena fiducia nel mio portavoce.”
Questa rappresentazione è finita ma ne avremo altre nei prossimi giorni, settimane e mesi. Il teatro non chiude.
L’importante è che il popolo ci creda.
Una annotazione: fare deficit per gli investimenti è una cosa, farlo per elargizioni è altra e non fa crescere il Paese.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc