Dopo aver visto le immagini della cattedrale di Notre Dame, mi sono chiesto cosa fosse più agghiacciante, se il restauro di Notre Dame, che ha perso la classica atmosfera misteriosa creata con i giochi di luce filtrata dalle grandi vetrate, e dalle zone d’ombra, tipiche delle cattedrali gotiche, che rimandavano all’essenza della presenza di Dio (la “luce divina”), o l’imbarazzante paramento “sacro” (in stile Arlecchino durante una commedia), scelto dall’arcivescovo per la celebrazione della funzione religiosa.
Mi sono detto che no, non si trattava di un “restauro”, perché a ben osservarla, sembrava più una ricostruzione ispirata agli ambienti “tecno” dei più moderni centri
commerciali, spazi, che sono il punto di incontro tra il consumatore e le aziende. Luoghi, dove l’approccio multidimensionale va ben oltre la semplice estetica e dove
il consumatore, viene trascinato, attraverso il coinvolgimento dei sensi, delle emozioni e dei suoi sogni, in un percorso onirico volto a enfatizzare e sviluppare il falso bisogno.
I nuovi luoghi d’aggregazione. Freddi, sterili, che nulla hanno a che vedere con l’energia primordiale delle cattedrali gotiche, e men che meno con l’anima. La luce abbagliante al suo interno, cancella la penombra in cui il visitatore si ritrovava un tempo, venendo a contatto con una dimensione diversa, dove la preghiera, il pensiero e l’ascolto di sé stesso, acquisivano valore.
E ancora, la “colonna sonora” dell’evento, che dovrebbe segnare la rinascita di Notre Dame, che da oltre 860 anni rappresenta il cuore spirituale dei cattolici, affidata a Pharrell Williams, che ha interpretato la sua popolare canzone “Happy” (colonna sonora del film animato Cattivissimo me 2), accompagnato da un coro di 60 persone che cantava e batteva le mani. Hanno trasformato un luogo di culto, in un luogo che è contro l’uomo e la sua anima. Hanno mercificato ogni cosa.
“le cose che fino ad allora erano state comunicate, ma mai scambiate, date, ma mai vendute, acquisite, ma mai comprate – virtù, amore, coscienza – tutto alla fine entra in commercio”. Questo è il libero mercato.
bilgiu