“Io non sono razzista, ma quei controllori che stamane hanno fatto la multa sul tram a mio figlio perché aveva un biglietto sbagliato, mentre quando incontrano un extracomunitario senza biglietto lo fanno solo scendere alla fermata successiva, non mi sembra giusto”.
Così stamane un autista, sempre di tram, mentre si lamentava al bar con altri suoi colleghi controllori della stessa azienda, coinvolgendo una parte di tutto il bar. “Sì, è vero – interviene uno qualunque che sorbiva un caffè – i controllori hanno paura di essere ‘menati’ da questi extracomunitari, non certo da un ragazzino italiano”. E un altro, mentre beveva il suo cappuccino: “hai visto cosa è successo a quel controllore dei treni che è stato accoltellato…”. “Sì, sì – ancora un altro che beveva una spremuta d’arancia – … poi c ‘è stato lo sciopero”.
E mentre io – ascoltatore forzato – disquisivo con una signora con “quando uno comincia una frase con ‘io non sono razzista ma…’ in genere è segnale di razzismo”… per fortuna, con la signora che mi dava ragione, il tramviere babbo mi si rivolge: “che c’entra il razzismo, non è giusto che a mio figlio abbiano fatto la multa”. Ed io: “perché?”. E l’autista di tram: “perché se aveva la pelle scura, per la paura di essere ‘menati’ lo avrebbero solo fatto scendere alla fermata successiva”. A quel punto – coinvolto – e non insistendo sul razzismo ché il tranviere mi sembrava non capire…, ho fatto presente che se non si fanno le multe si danno segnali negativi, anche e soprattutto a coloro che sembrano essere nuovi ospiti delle nostre comunità”. Non c’è stato verso. I tempi al bar sono sempre fugaci, mentre gli altri tranvieri se ne andavano già parlando di calcio, l’autista, continuando con una sorta di mantra “non è giusto, non è giusto”, mi ha salutato e ringraziato per averlo ascoltato.
Rassegnato, ma non certo convinto!
Nel frattempo un altro gruppetto, con bimbi e cani, si accalorava sulla guerra in Medio Oriente, essenzialmente contro Netanyahu con frasi tipo, “io non ce l’ho con gli ebrei, ma ….”. Io, solito intrigante, anche perché spesso faccio complimenti ai loro bimbi e carezze ai cani, azzardo: “a me sa che qui la storia è di quello che disse ‘non sono antisemita, ho un amico ebreo”. Immediato silenzio di tomba. Dai, insisto, è come quello che dice che ‘non ce l’ha coi gay perché ha un amico omosessuale’. Il silenzio diventa gelo. Faccio un sorriso e le famigliole, si dimenticano di Netanyahu e, facendo capire che avevano le orecchie molto lunghe, mi dicono che avevo ragione per le multe sul tram.
Consolazione, piccola, ma che mi ha fatto ricordare che, con sì tanto prossimo, “è meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”.
Vincenzo Donvito Maxia, presidente Aduc