Come farsi volere male? Il caso Battisti

E’ probabile che in diversi ci vorranno più male di quanto già non ce lo vogliano, ma proprio non ce la facciamo a essere computi, all’unisono, “bravi ragazzi”… e tutti le frasi che possono venire in mente come parte dell’armamentario del cosiddetto politically correct. Stiamo parlando di quel ragazzaccio dell’irriverente che si sente stimolato tutte le volte che il presunto sentimento nazionale italico si risveglia e si manifesta. Il “casus belli” è la cattura di Cesare Battisti.

 

Roba da aperture di tg e giornali di ogni risma. Ieri domenica 13, pure la conduttrice di una trasmissione di viaggi a go-go come “Kilimangiaro” su Rai3, trasmettendo un mini-servizio sulle bellezze della Bolivia, in apertura non ha potuto fare a meno di dire che ci avrebbe fatto vedere proprio quella Bolivia dove era stato catturato, alcune ore prima, Cesare Battisti. Per farci amare di più la Bolivia?

E l’occasione, si sa, fa l’uomo maschio (!). Ergastolo fino all’ultimo secondo, comunista assassino in galera (ma chi dice così, non chiama comunista anche il capo della Bolivia, che invece ora è tanto  bravo? Boh!), giustizia è fatta, finirà i suoi giorni marcendo in galera, l’ergastolo se lo farà tutto (detto anche da chi qualche volta aveva detto che l’ergastolo non era umano) e così via… un armamentario di frasi e concetti maschi. Dalle frasi, siamo poi passati alle immagini: Battisti che passeggiava a Santa Cruz saltellando come fosse un piccione, camuffato che sembrava una gag di Totò. Battisti che dorme su un divano. Battisti che parla alla polizia boliviana. Battisti con foto segnaletica da narcos di Netflix. Battisti che sale sulla scaletta dell’aereo. Battisti che è seduto in aereo. Battisti che entra in un’auto. E poi, il repertorio: Battisti che mangia un mango su una spiaggia di Rio de Janeiro. Battisti affacciato a casa sua con lo sguardo che sembra un poeta dell’esistenzialismo. Battisti che scrive a macchina facendo finta che non ci sia una telecamera che lo riprende. E poi la sua o le sue storie post-assassini in Italia, intrecciandolo con Mitterand (che imbecilli, non per Mitterand ma per chi lo ha intrecciato), Lula, etc. Finendo in gloria con Bolsonaro.

Babbo, ma chi è ‘sto Battisti? Un assassino del passato, di quelli che non verranno manco ricordati nei libri di storia perché hanno “solo” ammazzato dei signori che non erano importanti, ma “solo” esseri umani che si erano trovati più o meno casualmente nei percorsi dei loro deliri. Fra qualche giorno nessuno ne parlerà più, figliola. E catturato o meno, non cambierà nulla nella nostra giustizia; quindi, quando dovrai avere a che fare con la giustizia, pensaci prima venti volte prima di cominciare. E’ come il Mossad israeliano che va ancora in giro a cercare criminali nazisti, che quando li trova sono già storicamente morti, e pensare che la giustizia venga fraintesa con la vendetta… è un passo breve.

Comunque, ci sentiamo tutti italiani? Come dopo le vittorie delle partite di calcio della nazionale? L’unità d’Italia è fatta. Altro che Garibaldi o Berlusconi o Renzi o Salvini (nella sua nuova versione unitaria). Battisti! Battisti!

Ci sembra che abbia ragione quello che ha detto che non poteva esserci migliore occasione per offuscare i problemi che in questo momento attanagliano il nostro Paese… ci sembra sia il comunista rifondarolo Paolo Ferrero… un comunista? Gli appellativi, nel nostro Paese, sono un po’ “sui generis”, e noi – da irriverenti quali siamo – non abbiamo scrupoli ad essere d’accordo con uno che dice di essere comunista. E poi, anche se “comunista” lo si sente ogni tanto (famosi quelli di Berlusconi e oggi Salvini), tutti sanno che è solo storia e ideologia del passato.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc