di #Rino_Nania
Il #rapporto_Draghi dà una aggiornata idea di Europa che non potrà essere sostenuta, caricando tutto il peso sui cittadini europei e riducendo gli spazi di agibilità e libertà per i popoli nazionali.
Il rapporto di Mario Draghi sulla competitività dell’economia europea pur esortando ad un auspicabile maggiore coordinamento e cooperazione, propone l’idea di debito in comune, che potrebbe rappresentare una via d’uscita per i debiti-capestro di ogni singolo stato. Ma se ciò è ipotizzabile non appare facilmente realizzabile. Così il rapporto partendo da una evidenza palmare che riguarda il divario di crescita tra Ue e Stati Uniti, l’aumento della competizione con la Cina e la mancanza di presenza europea nel settore tecnologico, giunge a conclusioni #pazzesche.
Draghi pecca, infatti, di teoria non praticabile quando, pur icasticamente, sottolinea l’importanza dell’innovazione, dell’energia e della sicurezza come pilastri per una crescita che solo apparentemente sarebbe sostenibile. Il rapporto suggerisce anche la necessità di completare il mercato unico, rendere coerenti le politiche industriali e finanziare in comune i beni pubblici europei… ma gli 800 miliardi annui richiesti ai cittadini e agli stati nazionali non risulta essere lo specchio realistico di una prospettiva credibile, anzi sembra più un bluff, di cui se ne può fare a meno.