Fatemi capire. Fonti autorevoli ci informano – chiacchiere in fila alla cassa del supermercato – che non c’è più l’anidride carbonica, in arte CO2, per fare la birra. Passi per le bevande addizionate artificialmente di gas, ma la birra, non si faceva per fermentazione naturale, come il vino? E chi lo sapeva che si fa anche col gas aggiunto, molto spesso nella produzione artigianale, sempre nel caso di birra industriale? Fare il consumatore è un mestiere duro, come è noto.
Eppure, si sa, nell’aria c’è un eccesso di anidride carbonica, causa dell’effetto serra e del drammatico cambiamento climatico. Pigliamola e mettiamola in bottiglia. Senonché l’unico impianto di un certo peso per la cattura della COO2 dall’atmosfera sta in Islanda e non basta per tutti. L’ENI si sta attrezzando, ma c’è da temere che il prezzo dell’anidride catturata sarà legato al prezzo massimo del gas, con conseguente produzione di extraprofitti stratosferici.
Un rompicapo, perché la CO2 necessaria per gasare la birra è un sottoprodotto dell’industria dei fertilizzanti e l’industria alimentare la utilizza oltre che nelle bevande gasate, anche per confezionare alimenti al sicuro dai batteri. Aiuto! Serve anche per anestetizzare gli animali prima di macellarli. D’ora in poi torneremo a macellare crudelmente. Di chi è la colpa di tutto questo malessere gassoso? L’industria dei fertilizzanti è in crisi per la guerra tra Russia e Ucraina. Non solo perché almeno la metà dei fertilizzanti proviene dalla Russia soggetta a sanzioni e restrizioni dell’export, ma anche perché la produzione occidentale di concimi richiede molta energia che, guarda caso, è fornita dal gas russo. Senza ammoniaca e senza fertilizzanti niente più birra. I tedeschi stanno andando nei pazzi. Ottimo! Berremo più champagne o, in tendenza sovranista, spumante italiano.
Giannino, umorista Aduc